Pedemontana fallita? Si decide a settembre

Prima udienza dopo la richiesta di fallimento avanzata dalla Procura. Doppio presidio a Palazzo di Giustizia: da un lato i lavoratori preoccupati, dall'altra il Comitato No Pedemontana

Pedemontana - Foto Luca Sacchet

Pedemontana è destinata a fallire? La risposta arriverà a settembre: è il frutto dell’udienza al Tribunale Milano, a cui si è arrivati in un clima anche di contrapposizioni tra interessi e prospettive diversi.

L’udienza che affronterà la richiesta di fallimento di Pedemontana, annunciata dalla procura di Milano a fine giugno, si terrà il prossimo 11 settembre. La Procura dovrà presentare una memoria entro il 21 agosto e la difesa entro il 5 settembre.

Secondo la Procura, i conti non sono in equilibrio e si deve decretare dunque il fallimento della società: «i bilanci evidenziano uno squilibrio finanziario della società che risulta sovraccaricata, quantomeno dal 2012, del peso dell’indebitamento, in particolare nei confronti degli istituti di credito e dei fornitori che rappresentano il 66-72% del totale fonti di finanziamento» scrive l’accusa.

Quanto alla linea difensiva della società, così riporta il Sole 24 Ore:

La difesa si basa essenzialmente su tre questioni: l’assenza di richiesta da parte dei creditori, il proseguimento dell’attività in continuità aziendale e l’approvazione avvenuta in questi giorni (dopo la richiesta di fallimento) dell’atto aggiuntivo al Cipe, che permette di stabilire nero su bianco una defiscalizzazione dell’opera per 380 milioni. Il fatto che non ci siano creditori, secondo la società, indica il fatto che non sussiste lo stato di insolvenza, al momento solo teorico e di prospettiva. Inoltre i bilanci sono stato firmati in continuità aziendale e l’assenza di un fondo rischi dipenderebbe dal fatto che secondo i termini di legge può essere costituito solo qualora ci sia certezza dell’ammontare. Infine l’atto Cipe, che ora dovrà essere vagliato dalla Corte dei conti, definisce, oltre alla defiscalizzazione, anche i tempi per il closing finanziario dei lotti B2, C e D. Infine viene sottolineato che se un prestito ponte è stato prorogato, questo sarebbe indice di forza e non di debolezza societaria (da Il Sole 24 Ore, qui)

Di fronte al tribunale ci sono stati due diversi presidi: uno dei sindacati di base, preoccupati per il possibile contraccolpo sulla società Milano Serravalle-Milano Tangenziale, e uno del comitato No Pedemontana, che contesta l’utilità dell’autostrada e la sua sostenibilità ambientale ed economica.
Ne discute anche la politica. Gianmarco Corbetta, consigliere regionale del M5S Lombardia, è netto: «Il destino di Pedemontana è segnato e il suo stop è irrimediabile, sia che il tribunale dichiari il fallimento nei prossimi mesi, sia che il mercato ne decreti la fine a gennaio del 2018, a bilancio infatti non ci sono risorse per garantire la continuità aziendale oltre questa data. Sono pochi mesi che non cambiano le carte in tavola e che dovrebbero essere usati per pensare al dopo Pedemontana. Tra i principali nodi da sciogliere, oltre alle responsabilità del fallimento e alla quantificazione di eventuali danni all’erario, è necessario tutelare i posti di lavoro dei dipendenti. L’autostrada poi, si immette nella Milano-Meda che è in condizioni pessime e va riqualificata per migliorare la viabilità in tutta la zona. Vanno poi completate le compensazioni ambientali dei tratti già realizzati ». (foto: tratto sul fiume Olona, Luca Sacchet)

«Il Governatore lombardo Roberto Maroni deve prendere atto del fallimento di Pedemontana e del federalismo autostradale» commenta Dario Balotta, responsabile trasporti di Legambiente. «Oggi esce ancora una volta compromessa la credibilità di Pedemontana e delle sue prospettive di completamento visto che la ricerca di nuovi finanziatori dura invano da 5 anni. E’ impossibile pensare che la Pedemontana possa avere un ruolo e pagarsi i costi con i ricavi da traffico dopo i fallimenti di TEEM e Brebemi che per stare in piedi, con un terzo del traffico previsto, hanno dovuto essere stampellate da garanzie pubbliche e aiuti di Stato».

 

Nel frattempo ancora adesso si fanno i conti con le difficoltà di riscossione legate al sistema Free Flow e qualche problema anche sulle formule di scontistica man mano introdotte (vedi qui).

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Pubblicato il 24 Luglio 2017
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