Lettera aperta al sindaco di Duno, Cuveglio e Cuvio

Lettera di Emilio Vanoni ai sindaci di Duno, Cuveglio e Cuvio

Bernadette, la Santa di Lourdes a Cuveglio

Ringrazio Giorgio Roncari che in maniera gentile ha risposto alla mia precedente lettera, sul progetto di fusione dei comuni di Cuvio, Cuveglio e Duno. Ringrazio anche la “Marilena” che mi fatto pervenire per posta il libro in regalo “Quando Cuvio ritornò Cuvio”. L’episodio che ho raccontato, è stato ovviamente un sorta di provocazione sulla base di ricordi di un bambino. Roncari comunque non fa che confermare quel mio ricordo personale quando scrive che “E’ vero che dietro a moltissime delle istanze di divisione c’era un prete ma questo perché molto paesi erano anche parrocchia, in epoca dove la Democrazia Cristiana governava, una tonaca che avesse contatti con deputati amici non faceva certo male”.

Conferma quindi il ruolo determinante nella divisione, del parroco di Cuvio don Ermanno Somaini, immortalato nella foto dei ricordi di Marilena Pancera e di tutti gli scritti conservati presso l’archivio di Stato di Varese dove la sua firma è sempre la prima in tutti gli atti, le lettere, le petizioni scritte per dividere Cuvio dagli altri paesi. Un contrasto che spinse poi il parroco di Canonica don Nicola Bianchi a scrivere lui una petizione al Ministero degli Interni per ottenere l’aggregazione di Canonica al nuovo Comune di Cuveglio. Fu certamente una scissione molto contrastata, tutta all’interno della Democrazia Cristiana, con preti contro preti, parlamentari democristiani contro democristiani, in un periodo storico in cui le parrocchie erano di fatto sezioni di partito.

Sulla ricostruzione poi fatta da Roncari sui motivi della scissione, frutto di una discriminazione fatta dagli altri comuni contro Cuvio Alta, non la condivido. Dai documenti che ho visionato e letto in questi giorni, mi sembra che sia stata la conclusione obbligata portata avanti dagli scissionisti, da una parte per una presunta maggiore solidità economica di Cuvio rispetto agli altri paesi, e dall’altra da divisioni di carattere campanilistiche e personali che caratterizzavano un tempo le nostre comunità, prive di contenuto politico e sociale, ma solo beghe di paese.
Fatte queste brevi precisazione, oggi in queste comunità è aperto il dibattito sulle possibile fusione. Va detto subito che il testo della legge che promuove le fusione è povero sul piano politico e sociale. Motivare le fusioni solo per un risparmio di soldi è di una immensa banalità, come fanno un po’ dappertutto anche nel vicino Canton Ticino, rischiando di cancellare storia, tradizioni culturali, identità ecc. ecc. che se vengono perse impoveriscono le nostre comunità. Pensare che questo Parlamento possa partorire qualcosa di importante e serio su questo tema, è semplicemente utopia, impegnato come lo è alla lotta allo spasimo solo per il potere. Questo non significa che una riforma degli Enti Locali non possa partite dal basso.

Va detto per inciso che se a quei tempi Chiesa e partiti erano protagonisti della vita sociale delle nostre comunità, quello che colpisce oggi è la loro totale assenza. Non mi sembra che referendum svoltosi a Cuvio tra un SI o un NO i partiti abbiamo fatto sentire la loro voce, visto che forse i partiti non esistono più, segno di una profonda crisi della politica. Anche ridurre le fusioni solo con un SI o con un NO è troppo semplicistico. Credo che tutti coloro che hanno partecipato a questo referendum hanno espresso un atto d’amore nei confronti del loro paese. Forse chi ha votato No alla fusione ha guardato più al passato che al futuro. Se fondendosi i comuni, risparmiano notevoli risorse finanziare di carattere burocratico, con i soldi accantonati si possono incentivare più servizi sociale, scolastici, culturali, l’assistenza domiciliare alle persone anziane e interventi nei confronti delle famiglie più disagiate, migliorando quindi la qualità della vita delle nostre comunità.

Non credo che a Cuvio esiste una comunità divisa. Forse non si è discusso a fondo quanto sia oggi cambiata la nostra società. Personalmente ho quindi una proposta: fare partire il progetto di riforma dal basso, utilizzando GLI STATUTI COMUNALI che hanno tutti gli enti locali soprattutto nel capitoli della valorizzazione della partecipazione democratica prevedendo che, contestualmente alla elezione del Consiglio Comunale si proceda alla elezione dei Consigli di Comunità (Cuveglio, Cuvio, Duno ma magari anche Comacchio, Cavona) sulla base di semplici liste di cittadini volontari disponibili, che si impegnano a far sentire la voce delle singole comunità sancendo il diritto di parola al loro portavoce in tutte le sedute del Consiglio Comunale istituzionale. Consigli di comunità che si candidano a diventare il primo livello di partecipazione, custodi quindi della tradizione, dei valori culturali dello stesso gonfalone che l’attuale progetto di fusione rischia di buttare in discarica. Per fare questo occorre credere nelle proprie capacità di una riforma, non calata dall’alto dove si può al massimo decidere di prendere o lasciare, ma fare un vero progetto di riforma che parte dl basso dove possono quindi confluire sia quelli che hanno votato si e quelli che hanno votato no. Anche perché poi rispetto agli anni 50’, il territorio tra Cuvio, Canonica e Cuveglio è ormai completamente urbanizzato, mentre a quei tempi nella Boffalora c’erano solo pochissime case.

Nelle prossime settimane accompagnando i Bambini di Cernobyl a Cesenatico, mi porterò il libro “Cuvio, la Valcuvia e i Valcuviani nella storia di Giorgio Roncari e il libro regalatomi dalla “Marilena” nella speranza di colmare le mie lacune culturali che giustamente mi sono state rilevate. Nei pochi sondaggi che ho potuto effettuare in questi giorni, quasi tutti hanno però auspicato la nascita del COMUNE DELLA VALCUVIA. Chissà se da questo piccolo referendum possa nascere un grande progetto.

Emilio Vanoni … ma a Cuvio mi chiamavano tutti Mino

Pubblicato il 11 Agosto 2017
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