La città divisa

Sabato pomeriggio si terrà una manifestazione contro i provvedimenti dell'amministrazione. Un'iniziativa politica così in città non si era mai vista. Che sta succedendo?

Palazzo Estense

A Varese non si era mai vista una manifestazione contro il sindaco e l’amministrazione comunale.

Sabato pomeriggio nelle vie e nelle piazze del centro alcuni cittadini sfileranno contro chi governa la città.

Per quanto cerchino di mascherarla e continuino a dire che non ci saranno bandiere di partito, va subito detto che a organizzare l’iniziativa sono state le forze del centro destra, e con loro alcune persone che già dal giorno dopo dell’elezione di Galimberti hanno iniziato a contestare il sindaco.

Le ragioni della manifestazioni sono diverse. Si va dal piano sosta, come erroneamente viene chiamato, alla soppressione di alcune attività, alla gestione dei volontari anziani, fino all’aumento delle tariffe di alcuni servizi.

Senza tanti giri di parole, malgrado nei giorni scorsi si sia cercato di smorzare la polemica, sono diverse le persone che pubblicano sui social post del tenore “Galimberti go home”, “Galimberti vai a casa”.

Tutto legittimo, ma qualche perplessità e domanda la solleva una simile situazione. Siamo lontani anni luce dalle critiche politiche contro le precedenti amministrazioni. Nemmeno ai tempi del sindaco Aldo Fumagalli, costretto alle dimissioni per una serie di reati, c’era stata una simile sollevazione. Le battaglie si facevano nei luoghi della politica, anche se è vero che allora non c’era Facebook e i cittadini per commentare quanto accadeva avevano solo i luoghi di socializzazione o il nostro giornale. Oggi è molto diverso e gli effetti sono evidenti a tutti. La questione non può però essere ricondotta solo alla comunicazione. Non dipende certo da come agisce la stampa. Non ha nemmeno senso prendersela con i social network. È chiaro che esista un problema anche politico.

Ma come mai si è arrivati a una manifestazione di piazza contro il sindaco e l’amministrazione? Tanto più che in questi mesi non tutta l’opposizione ha fatto muro contro muro. Insieme a prese di posizioni politiche di dissenso, a volte fatti anche di personalismi, ci sono diversi progetti che vedono cooperare consiglieri comunali di schieramenti diversi e il dialogo non si è mai interrotto.

Malgrado questo però in città sembra di stare perennemente in campagna elettorale. Si sono radicalizzate posizioni che, usando una metafora calcistica, ricordano più contrapposte tifoserie che usano slogan per irridere all’avversario. Un clima da propaganda che non fa bene alla città. Oltretutto continuare a chiedere le dimissioni di qualche assessore o addirittura del sindaco è fuori da ogni schema democratico. Chi ottiene il consenso dei cittadini ha il diritto e il dovere di governare. L’opposizione in questo schema è fondamentale per stimolare, vigilare e denunciare ciò che non funziona. Il proprio ruolo non è quello di mandar via chi amministra, però qualcosa a Varese si è rotto e questo deve preoccupare tutti. Soprattutto chi ha la responsabilità della guida della città.

Il sindaco ha lanciato una sfida ai cittadini sulla volontà di cambiamento di Varese. La sua campagna elettorale ha insistito tanto su una città che sarebbe ripartita. Ha vinto accordandosi senza dichiararlo con Lega civica, e in ogni caso la maggioranza degli elettori andati alle urne gli hanno dato fiducia e oggi l’amministrazione sta lavorando. Ora però non può far solo spallette davanti a una protesta così inusuale e soprattutto sui tanti fronti di malcontento aperti. Insegnanti, lavoratori di varie categorie, commercianti, genitori pendolari, solo per citare alcuni dei soggetti che hanno protestato per provvedimenti presi in questi mesi.

Al sindaco va dato atto che ci mette la faccia e non è poco, ma già in diverse occasioni di contestazioni ha spostato il piano dei fatti attaccando il lavoro della stampa. Come se i problemi della città fossero generati da chi li racconta.

Sembrano passati anni luce dalle comunicazioni delle file di cittadini che il giovedì andavano a trovare il sindaco per raccontare cosa non andava in città. Serve a poco continuare a ripetere che le responsabilità dei problemi hanno origine da chi governava prima. Amministrare una città è sempre più complesso e ognuno vorrebbe veder tutto risolto come per incanto. Cambiare è difficile, ascoltare pure e dialogare seriamente ancor di più. Poi si deve comunque governare. Non c’è altra via per migliorare. Per questo colpisce ancor di più pensare ai cittadini che scendono in piazza contro il proprio sindaco.

Vedremo come andrà…

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 20 Ottobre 2017
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