Il Campo dei Fiori ferito dalle fiamme, ecco come rinascerà
Una settimana di fuoco ha divorato ettari di bosco. Ma mentre si spengono le ultime fiamme il Campo dei Fiori è pronto a ripartire
E’ ancora forte l’odore di bruciato nei boschi del Campo dei Fiori. Ad ogni folata di vento polvere e cenere si alzano dal terreno in uno scenario che sembra dipinto in bianco e nero. E se l’incendio è ormai spento, la ferita ci metterà molto a rimarginarsi.
Almeno 10 anni, stimano dal Parco del Campo dei Fiori. Se infatti nel giro di un paio di anni tutte le piante bruciate saranno rimosse e sostituite dai nuovi arbusti, ci vorrà parecchio tempo prima che il bosco ritrovi l’aspetto che aveva prima di mercoledì scorso, quando qualcuno ha deciso di incendiare il monte. Dai boschi sopra Luvinate fino ai piedi dell’Osservatorio, dalla Rasa fino al Brinzio la linea del fuoco ha fagocitato ettari di bosco.
Non si sa ancora esattamente quanti e non si sa ancora esattamente quante piante dovranno essere abbattute e ripiantare. Ma la ferita è profonda e non lineare. Il fuoco è avanzato infatti come un’onda, costringendo per giorni centinaia di uomini e donne a lottare in trincea. Trincee vere e proprie, costruite con il rombo delle motoseghe e la forza dei soffiatori. Alcune sono state realizzate da zero all’interno dei boschi e delle valli, altre hanno ricalcato i sentieri che già esistevano in una corsa contro il tempo per salvare l’intero monte.
Una battaglia che si è combattuta metro dopo metro, sopratutto quando la notte di venerdì quando le raffiche hanno spinto le fiamme fino alla cima del massiccio. E in quel momento il rischio è stato altissimo, specialmente nella zona dell’Osservatorio. Lì le fiamme sono arrivate ad un metro dalla vetta, rischiando seriamente di scavallare il crinale e raggiungere i boschi del lato nord della montagna.
Ma ora, mentre gli ultimi roghi si spengono, si pensa già alla cura necessaria per guarire la montagna. Non sarà facile e servirà l’aiuto di tutti quelli che in questi giorni hanno guardato verso il monte con apprensione. «Al momento non abbiamo bisogno di piante, quelle serviranno in primavera quando partiranno le nuove piantumazioni» racconta il presidente del Parco, Giuseppe Barra, che spiega come «ad oggi abbiamo aperto due linee di intervento: la prima con un conto corrente per chi vorrà contribuire economicamente alla rinascita di queste zone e la seconda è facendo convergere le energie e le competenze di chi vorrà». E sono già tante le persone che si stanno facendo avanti, considerando che nella posta elettronica del parco sono già arrivate le candidature di oltre 170 persone. Un segnale che fa ben sperare.
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