Nei giardini di Villa Mirabello
Teresio Colombo prosegue la sua passeggiata alla scoperta del parco pubblico varesino

Il giorno 21/11 dopo aver inviato l’articolo sulla parte romantica dei giardini Estensi mi sono recato ai giardini di villa Mirabello per acquisire il materiale fotografico, ho scelto l’entrata a fianco della chiesa della Motta che da sempre ha costituito l’accesso principale alla villa scelgo di salire terzo dal sentiero sulla destra incontrando quasi subito un grosso albero di Ippocastano (Aesculus hippocastanum) (01,02) pianta originaria dl sud-est dell’Europa, importato in Italia nei primi anni del 700 ha avuto un impiego essenzialmente ornamentale nei giardini dove fra l’altro si sfrutta l’ombra fornita dalla abbondante e fitta chioma, i frutti chiamati castagne d’India servono soprattutto alla alimentazione dei cavalli, ovini e suini, il gusto amaro e la sensazione del sapore saponino la rendono disgustosa per il genere umano, anche la convinzione che portare con sé una castagna d’India ci preservi dalle malattie da raffreddamento non è mai stata supportata da alcuna prova scientifica; la strada mi porterebbe ai giardini Estensi, preferisco attraversare il prato a metà collina dove ho visto un bellissimo Pino silvestre (Pinus sylvestris) (03,04) molto alto con la cima espansa come quella del pino domestico e di un bel un verde chiaro, è, si può presumere il risultato di una piantumazione successiva alla acquisizione della villa al patrimonio comunale avvenuta nel 1948, comunque un plauso a chi ha avuto l’idea di utilizzare questo tipo di pino del tutto inusitata in un giardino anche se ritengo opportuno pensare ad una sua eliminazione dato il notevole sviluppo in altezza e la formazione sempre più ombrellifera della cima rendono l’albero più facilmente attaccabile dai forti venti sempre più presenti sul territorio comunale. Poco più in alto una pinacea verde glauco che come mi avvicino mi accorgo trattarsi di una varietà di Douglasia glauca (Pseudotsuga menziesii x glauca) (05,06) una pinacea d’origine nord americana devo dire che è la prima volta che ho l’occasione di vedere questa varietà sebbene le douglasie siano comuni sul pendio del Campo dei fiori da Luvinate a Barasso dal limitare del bosco e per alcune centinaia di metri, caratteristici sono i suoi coni dotati di numerose brattee a tre punte; e all’ingresso della villa con una Tuia (Thujopsis dolobrata) (07,08) questa pianta importata dal Giappone a metà dell’800 ebbero un risultato disastroso per cui nel decennio successivo si dovette procedere alla sua reimportazione questa volta raggiungendo risultati notevoli i rami di questa pianta sono inizialmente discendenti per poi avendo toccato terra risalire come fusto aggiuntivo determinando un allargamento della base conica dell’albero che i giapponesi ritenevano sacro e lo indicavano con un termine “hiba” avente il significati di albero della vita, in Giappone alla sola casa regnante era concesso l’uso di questo legno con l’eccezione per le costruzioni sacre. Nelle vicinanze un bell’esemplare di Agrifoglio comune (Ilex aquifolium) (09,10) che i giardinieri hanno ritenuto di potare a colonna e che come si vede nella seconda foto ha iniziato a fiorire con qualche mese di anticipo; sempre su questo versante notiamo un bel Faggio comune (Fagus syjvatica) (11) con ancora le foglie sull’albero; verso il fondo troviamo anche un monumentale ibrido di Platano (Platano acerifollia) (12,13) albero senza dubbio risalente ai alla metà dell’800 costituisce una delle rare occasioni per godersi la vista di un albero che pur essendo abbastanza comune lo vediamo quasi sempre potato e con forme studiate dai cultori di arte topiaria in funzione egli usi ai quali è destinato mentre in questa occasione lo possiamo apprezzare nel suo sviluppo naturale, si noti la clorofilla presente anche sulle parti di corteccia dove si sia staccata la squama vecchia ed asciutta questa possibilità di sintesi clorofilliana lungo ila parte legnosa dell’albero rendono lo stesso maggiormente resistente all’inquinamento; vicino a questo platano alcune macchie di Lacrime di Giobbe una stafilacea presente anche nei nostri boschi e di Spirea a foglie d’olmo una rosacea che è in procinto di fiorire anche se con notevole anticipo. Trascuro le camelie e il lecceto che occupano la sinistra del viale d’accesso, le magnolie e i liquidambar della parte del giardino all’inglese e mi intrufolo nella parte del giardino in pendenza con tavolo e panche in cemento dove potersi soffermare in tutta tranquillità e trovo nelle vicinanze un bel esemplare di Tasso comune (Taxus baccata) (14,15) che mi sembra un esemplare molto vecchio tale da far parte del giardino dalla metà del XIX° secolo; scattate le foto di rito ritorno al pianoro superiore dove un albero dei tulipani privo di foglie ma con numerosi residui dei contenitori dei tulipani stessi mi invoglia a tornare per fotografare la pianta in piena fioritura il prossimo anno, passo quindi a cogliere l’immagine del grande Ginkgo (Ginkgo biloba) (16) nello splendido giallo di cui si colorano le sue foglie a ventaglio che in altri anni con giornate brevi e nebbiose avrebbe fornito l’unico raggio di colore; allo stesso punto del percorso, ma nel prato nel prato davanti alla villa ho modo di fotografare un Libocedro variegata (Calocedrus decurrens x aureovariegata) (17,18) il nome corrente di questa pianta formato dalle parole libano + cedro è spiegabile solo per la fragranza emanata dalle foglie soprattutto ma complessivamente da tutte le parti della pianta come avviene per il cedro del Libano mentre invece il Libocedro è stata trovata in California e classificata fra le cupressacee, la crescita della pianta è molto lenta; da ultimo parliamo del bellissimo esemplare di Cedro del Libano (Cedrus libani) (19,20) esemplare piantato presumibilmente durante la ristrutturazione del giardino resasi necessaria dopo la costruzione della villa che ebbe inizio dopo l’acquisto della proprietà da parte della famiglia Taccioli avvenuta nel 1838, purtroppo questo cedro a cominciato a perdere uno dei rami bassi ed un altro si è reso necessario un sostegno, malgrado questo accidente intercorso questo esemplare rimane uno dei più belli di quelli importati.
Teresio Colombo
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