Centinaia di persone per il commosso addio a Giancarlo Pezzetti

Nella chiesa di Sant'Ambrogio la comunità lonatese si è ritrovata per l'ultimo saluto all'artigiano morto sul lavoro

Lonate Pozzolo

Si dice che un paese vuol dire non essere soli. È strano che lo si riscopra spesso – in modo intenso – nel dolore: centinaia a Lonate Pozzolo hanno partecipato all’ultimo saluto a Giancarlo Pezzetti, l’artigiano del paese morto mercoledì scorso, travolto da un carico all’interno del suo laboratorio.

L’addio a «un uomo buono», come è stato ripetuto, dall’altare e anche nei capannelli delle tante persone che in un giorno grigio e freddo sono arrivate per rendergli omaggio. Molte persone trafelate, di ritorno dal lavoro o con il tempo tirato prima di rientrare in ufficio o in officina. I più si sono trovati stretti nella navata, altri ancora costretti fuori, all’ombra dell’alta facciata della chiesa di Sant’Ambrogio.

È stato un lutto che ha toccato molti, tante persone che avevano avuto a che fare con Pezzetti. Che era molto conosciuto a Lonate (e non solo) per il lavoro, ma anche per l‘impegno gratuito, come succede nei paesi, dove il servizio in parrocchia o all’oratorio viene riconosciuto da una comunità anche più ampia di quella cristiana. C’è chi a bassa voce ricordava la generosità nelle attività del Gruppo Missionario, per l’oratorio. «Uomo di salda fede e radicati valori, nel perdono trovavi tutte le risposte» hanno detto dall’altare le figlie Miriam e Marta, con parole profonde e che son quasi risuonate solenni, alle tante persone commosse.

E Pezzetti era anche un artigiano conosciuto e amato, di quelli che si sono guadagnati il pane ma hanno messo anche «inventiva e passione» nel lavoro, come ha ricordato nell’omelia don Giuseppe Maggioni, ex parroco venuto con altri sacerdoti a celebrare le esequie. Aveva iniziato a fare il falegname – il lavoro che sognava – dopo che si era chiusa una precedente esperienza, l’ha fatto con perizia, creatività e grande serietà. Fatica quotidiana nel suo laboratorio tra le case della prima periferia, uno dei tanti di una terra (si dice sempre così, ma a volte ha senso sottolinearlo) laboriosa. Mercoledì scorso molti hanno capito subito cos’era successo, quando hanno letto di via Ossola o, di passaggio, hanno visto carabinieri e ambulanze davanti al capannoncino. «In tante case di Lonate Pozzolo c’è un grande o piccolo oggetto di legno che parla di te» hanno ricordato ancora le figlie. Ed era proprio così, anche nel ricordo spontaneo degli altri lonatesi. Espresso a caldo nelle ore successive all’incidente, ripetuto ancora al freddo del sagrato della chiesa, dove il paese si è stretto intorno al suo falegname.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 28 Novembre 2017
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