I “custodi del Maga” hanno salvato le opere
Per ore hanno lavorato per evacuare quadri e statue: staff del museo, Polizia Locale, ma anche amici del Maga, sindaco, consiglieri comunali. Senza dimenticare l'affetto di tanti che guardavano alle sorti del museo
«Solo adesso mi renderò conto di cosa è successo». Sono le 20 e lo staff del museo Maga guarda le fiamme che ancora lampeggiano sul tetto del museo: le opere d’arte sono salve, trasferite nel deposito di viale Milano, la sede della vecchia Galleria d’Arte Moderna da cui tutto è partito. Ore e ore di lavoro, parallelo a quello dei vigili del fuoco: per ore la catena umana ha portato le opere fuori dal museo, le ha rimesse in ordine, le ha catalogate provvisoriamente e poi trasferite con furgoni. All’inizio alcuni dipendenti sono saliti fino al terzo piano, già invaso dal fumo, per portare via le opere di Omar Galliani. Poi il fumo è diventato più denso, è toccato ai vigili del fuoco entrare nel terzo piano, si è formata una catena sulle scale esterne del museo: tutto lo staff guidato dalla direttrice Emma Zanella, agenti della Polizia Locale, il sindaco Edoardo Guenzani, gli assessori Luigi Colombo e Sebastiano Nicosia, ma anche amici del museo (tutti ben identificati, visto che non si poteva correre rischi). Le opere portate ai margini del cortile esterno cintato, guardate a vista da altri dello staff e poi, più tardi, dalla vigilanza (si è visto anche l’ex presidente Angelo Crespi).
Nel frattempo si sono aggiunti anche altri, si sono rimboccati le maniche anche alcuni consiglieri comunali di maggioranza e d’opposizione come Jacopo Marrocco e il leghista Matteo Ciampoli, arrivato sul posto quasi subito nel primo pomeriggio. In prima fila, però, sempre lo staff del museo: «Hanno dimostrato grandissimo attaccamento, ben oltre il dovere», dice a sera l’assessore Nicosia, quasi emozionato. Intorno, fuori dalla cancellata, tante persone: non si può dire che tutti i commenti fossero di affetto verso il museo («adesso non ci vengano a chiedere soldi per rifarlo», s’indigna una signora), forse è naturale che sia così se si guarda al complesso di una città intera. Tanti altri – anche sul web – hanno però seguito con apprensione le ore di incendio: «Non piangete! Ci rimboccheremo le maniche tutti e ricostruiremo quel che è andato bruciato, Gallarate c’è», è uno dei messaggi comparsi su Twitter.
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