La Dakar si riposa a La Paz: Amos è nella “Top Ten”
Il varesino sorpresa tra le auto: «Peccato per qualche problema, ma è ancora lunga». Moto: bene la Honda del manager Bianchi
Un’edizione durissima di una gara durissima: la Dakar 2018 è arrivata a La Paz, capitale della Bolivia, dopo sei tappe davvero difficili (in gran parte sulle dune peruviane) che hanno già ridotto di parecchie unità il gruppo dei partecipanti, costringendo al ritiro anche diversi nomi illustri sia tra le auto, sia tra le moto.
La gara tra le quattro ruote ha perso per esempio Sebastien Loeb, Nani Roma, Bryce Menzies ma anche l’allenatore di calcio André Villas Boas; il comparto motociclistico ha invece perso il campione in carica Sunderland e anche i quad hanno pagato dazio con l’addio del polacco Sonik, vincitore nel 2015.
Lo stop di La Paz però, incornicia un’ottima prima parte di gara dell’unico varesino al via, Eugenio Amos, che si trova al nono posto assoluto tra le auto con il suo buggy 2WD, insieme al navigatore francese Sebastien Delaunay. Amos è stato autore di una grandissima quarta tappa (5° assoluto) che gli ha permesso di mettere prezioso fieno in cascina prima di due frazioni difficili.
Amos (a sin.) con Delaunay – foto 2WDQUI EUGENIO AMOS
«Fino a martedì è andato tutto bene – racconta Amos, raggiungo da VareseNews – Nella quinta tappa però la rottura del cambio a soli 2 chilometri dalla fine della prova speciale ci ha costretto al traino per 450 chilometri e 9 ore e mezza. In questi casi un piccolo problema alla mattina diventa un grosso problema alla sera: arrivi e mangi tardi al bivacco, dormi poco e la mattina successiva paghi dazio».
La tappa del giovedì con ingresso in Bolivia è stata così complicata: «La partenza della prima speciale era a 4.500 metri di quota, l’arrivo a quasi 5.000: ho accusato mal di testa e inoltre ci siamo trovati spesso su terreno fangoso, il meno ideale per la nostra vettura. Però siamo tra i primi dieci, un obiettivo sperato alla vigilia e per ora centrato. Certo, manca ancora tantissimo e fare previsioni è difficile. Il giorno di riposo ci consente di recuperare sul piano fisico e di sistemare al meglio la vettura: se non ci saranno intoppi l’idea è di ripartire “come nuovi” o quasi».
QUI MARTINO BIANCHI
Chi invece può godersi addirittura il primato in classifica, per quanto fragile e provvisorio, è l’altro varesino della carovana, Martino Bianchi, team manager della Honda Monster Energy, squadra ufficiale del gigante giapponese. In questo momento Benavides comanda il gruppo mentre Barreda, che sembrava tagliato fuori, è stato autore di una grande rimonta ed è quarto, ma i primi nove piloti sono racchiusi in soli 18′.
«La gara è ben strutturata ma dura come non si vedeva da tempo: la sabbia del Perù è stata micidiale per tutti e rispetto alla partenza si sono già ritirati il 20% dei piloti di moto tra cui Sunderland, che purtroppo si è infortunato mentre era al comando. Il confronto è molto avvincente e in tanti possono ancora puntare alla vittoria: il nostro Benavides è in testa grazie a una condotta molto intelligente che gli ha permesso di piazzarsi nei primi 5 in ogni tappa. Ora iniziano i percorsi a lui più congeniali e tra tre tappe si passa proprio a Salta, cioè a casa sua».
La prima punta Honda, Joan Barreda, però è sempre in agguato: «Per lui serve un capitolo a parte: gioie e dolori come sempre. Per due tappe si è perso, poi nella quinta ha rifilato 10′ di distacco a tutti dimezzando il ritardo dalla vetta. Come Honda abbiamo ancora in corsa anche i regolari Brabec e Metge oltre a Cornejo, che ha rimpiazzato all’ultimo Goncalves ma sta andando davvero bene. Ora lo scenario cambia completamente e i percorsi saranno più adatti per gli enduristi come Meo e Price della Ktm, mentre i crossisti puri come Van Beveren (Yamaha) potranno accusare maggiori difficoltà. Sarà una gara apertissima sino all’ultima tappa di Cordoba. Ne sono sicuro».
Bianchi poi conclude con un applauso ad Amos: «Eugenio sta facendo davvero una grande gara: si merita l’ottima posizione guadagnata fino a ora».
E ORA…
La Dakar 2018 riparte sabato da La Paz: i piloti raggiungeranno Uyuni dopo circa 730 chilometri (in un punto si superano i 4.000 metri) di cui 425 di prova speciale. La 7a e l’8a frazione fanno parte della “Marathon Stage”: tra le due prove non è possibile ricevere assistenza e naturalmente ciò rende ancora più difficile la vita a tutti i partecipanti.
CLASSIFICHE
Moto: 1) Benavides (Arg-Honda), 2) Van Beveren (Fra-Yamaha) a 1’57”, 3) Walkner (Aut-Ktm) a 3’50”, 4) Barreda (Spa-Honda) a 9’33”, 5) Price (Aus-Ktm) a 9’39”.
Auto: 1) Peterhansel (Fra-Peugeot), 2) Sainz (Spa-Peugeot) a 27’10”, 3) Ten Brinke (Ola-Toyota) a 1h20’41”, 4) Al Attiyah (Qat-Toyota) a 1h24’20”. 5 De Villiers (Saf-Toyota) a 1h25’59”; 9) AMOS (Ita-2WD) a 2h30’58”.
Camion: 1) Nikolaev (Rus-Kamaz)
Quad: 1) Casale (Cil-Yamaha)
SxS: 1) Varela (Bra-Can Am)
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