In due anni in Lombardia licenziati 7.000 metalmeccanici
Presentato il rapporto Fim Cisl Lombardia sulle aziende in crisi, relativo al 2° semestre 2017. Cala l'utilizzo degli ammortizzatori sociali, ma la ripresa stenta a decollare

In due anni nelle aziende lombarde sono stati licenziati 7.000 metalmeccanici, cala l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, ma la ripresa stenta a decollare. È quanto emerge dai dati del 44esimo rapporto Fim Cisl Lombardia sulle aziende in crisi, relativo al 2° semestre 2017, presentato a Milano. (scarica qui il rapporto in formato pdf)
Il report evidenzia una forte contrazione delle imprese coinvolte da situazioni di crisi: 323, in calo del 36,54% rispetto allo scorso semestre e del 47,22% rispetto allo stesso periodo del 2016. Diminuisce, in modo significativo, il ricorso alla cassa integrazione ordinaria che coinvolge 263 aziende (-35,85% sul semestre precedente) e 6.847 lavoratori ( -41,2%). Meno evidente, invece, la frenata della cassa integrazione straordinaria utilizzata in 42 aziende (-19,2%) per un totale di 1.961 lavoratori coinvolti (-6,17%). Più che dimezzato il ricorso alla mobilità che scende a quota 22 aziende (47 nel semestre precedente) con una conseguente riduzione anche del numero di licenziamenti che si attestano a 393 (1.010 nel semestre precedente). Questi derivano in buona misura da crisi aziendali con riduzione del personale (43 aziende, il 91% delle unità aziendali e 871 licenziamenti) e per una piccola quota da cessazioni di attività o fallimenti (6 aziende chiuse per un totale di 107 persone licenziate).
Complessivamente, però, il numero di lavoratori licenziati negli ultimi 2 anni tocca quota 7.000 circa. «La congiuntura non consente, ancora, di riassorbire i troppi lavoratori che hanno perso il loro posto in questi anni – afferma Andrea Donegà, segretario generale Fim Cisl Lombardia – e la desertificazione industriale determinatasi rappresenta un’ulteriore difficoltà in questa direzione».
I territori maggiormente coinvolti nel semestre sono quelli di Milano (34,10%), Brescia (15,03%) e Varese (13,05%). Seguono Brianza, Lecco e Cremona con, rispettivamente, il 9,75%, 8,78% e 5,05%. Da segnalare il drastico calo registrato a Bergamo che passa dal 18,96% dello scorso semestre al 4,70% di quello attuale. Quanto alla tipologia di ammortizzatori sociali utilizzati, la cassa integrazione straordinaria è particolarmente accentuata nel territorio di Brescia (943 addetti su un totale di 1.961) dove, comunque, si riduce l’utilizzo di cassa integrazione ordinaria (411 contro i 1.433 del primo semestre 2017).
I contratti di solidarietà interessano in particolare il territorio di Brescia, Varese, Milano e Lecco. La cassa in deroga viene utilizzata quasi esclusivamente a Cremona. Le cessazioni di attività colpiscono in modo preponderante i lavoratori di Milano, Brescia e Brianza.
Il sindacato richiama l’impegno delle istituzioni e delle forze politiche per costruire un contesto favorevole per fare impresa, per rilanciare l’occupazione e agganciare l’evoluzione tecnologica. «In particolare – continua Donegà – è fondamentale allineare la formazione in funzione delle professionalità che verranno richieste dal mercato e rafforzare le infrastrutture tecnologiche, ovvero la rete di telecomunicazioni e la banda larga in modo da consentire alle imprese di digitalizzarsi e agganciare l’innovazione. I dati produttivi in crescita ci rendono ottimisti e ci vedono impegnati, con la contrattazione aziendale, a sfidare le aziende sul terreno della produttività per rilanciare i salari, consolidare l’occupazione, consentire alle imprese di non perdere il treno dell’evoluzione tecnologica e cogliere, dai cambiamenti in atto, opportunità per tutti».
«La nuova giunta regionale – conclude Donegà – dovrà intervenire con decisione per il rilancio del settore manifatturiero, con il coinvolgimento di sindacati, imprese, università, sistema creditizio. Vanno attuate strategie di sviluppo e di dotazione infrastrutturale, per rafforzare i settori tecnologici, garantire l’accesso al credito per gli investimenti industriali e incentivare la sostenibilità».
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