Alptransit, non accontentiamoci di cavalcavia e rotonde
Serve di più, dice Lorenzo Franzetti, che da anni si occupa di cicloturismo in zona. Partendo dall'idea di una ciclabile vera sulla sponda lombarda, per turisti e abitanti
Il potenziamento della linea ferroviaria sulla sponda lombarda del Lago Maggiore (attuato a completamento, in Italia, del progetto svizzero Alptransit) apre anche un dibattito sull’uso delle risorse per le compensazioni ambientali. Dopo il primo contributo del sindaco di Angera (qui), pubblichiamo l’intervento di Lorenzo Franzetti, animatore del cicloturismo e della promozione locale con l’esperienza della Libereria della Bottega del Romeo, di Pedalarcultura e della Mangia, Bevi e Bici.
Come trasformare un’opera dal forte impatto ambientale come AlpTransit in un’opportunità per i nostri paesi? Di recente, il sindaco di Angera, Alessandro Paladini Molgora ha lanciato un’idea:« Per quel che riguarda il Verbano dare una vocazione non solo merci alla linea ferroviaria che passa sul lago, permetterà alle comunità di vivere con gli attraversamenti e non solo subirli». Turismo, mobilità, collegamenti con Milano e con Malpensa: indubbiamente il Basso Verbano in particolare, ma anche tutto il Varesotto deve crederci. E magari giocarsi qualche carta in più con gli svizzeri, in prospettiva futura: rassegnarsi al disagio o pretendere e costruire qualcosa in più? Questa grande opera che, indubbiamente, cambierà il nostro territorio nei prossimi anni non può essere soltanto un peso.
Bisogna crederci. Non ora, nel mezzo delle promesse elettorali, ma da subito dopo le elezioni: qualsiasi forza politica andrà al governo, in Regione Lombardia, ha il dovere di provarci. A oggi, compaiono tra le compensazioni di Alp Transit ciò che in realtà sono adeguamenti delle infrastrutture a una linea ferroviaria che verrà potenziata enormemente. Fare i cavalcavia, posizionare le barriere antirumore, predisporre piani di sicurezza adeguati sono compensazioni o atti dovuti? Le compensazioni, a mio parere, devono essere qualcosa in più, che offrano un’opportunità al territorio: per questa ragione, trovo interessante l’idea di Molgora che, mi auguro, verrà raccolta dai candidati alle prossime elezioni . I treni viaggiatori, prima o poi, dovranno arrivarci, su questa linea: solo così può diventare un’opportunità e non solo un disagio.
Sulle compensazioni, a mio parere, si dovrebbe chiedere di più. La ciclabile del Verbano? Certamente è un progetto che può benissimo entrare tra queste compensazioni. Non è un’idea così strana: in Belgio, per esempio, accanto alle nuove linee ferroviarie vengono sempre previste delle ciclabili. Come, per esempio, quella che collega Bruxelles ad Anversa, ma con una concezione intermodale, ovvero con la possibilità di caricare la bici sul treno e potersi spostare da una stazione all’altra.
un cicloturista impegnato sulla ciclabile Bruxelles-Anversa, nelle piatte campagne delle FiandreCerto, uno sviluppo cicloturistico non può dipendere solo da una ferrovia e da una pista ciclabile, ancora tutta da costruire. Il Lago Maggiore, l’intero bacino, ha potenzialità enormi in questo senso: potenzialità non ancora sfruttate e forse poco considerate. La mancanza di un progetto globale sul lago, ovvero, che unisca Lombardia, Piemonte e Canton Ticino è un grosso limite: siamo vent’anni indietro rispetto al Garda, che oggi è una meta straordinaria per i cicloturisti. Siamo vent’anni indietro, ma abbiamo molto ancora da valorizzare, soprattutto sulla sponda lombarda, quella che più si addice a un cicloturismo lento, quello delle famiglie e dei turisti in cerca di cultura, relax e benessere in bici. Che è anche quello che, guardando al futuro, offre più prospettive rispetto al cicloturismo pensato esclusivamente per gli sportivi.
Alp Transit, perché no? Perché non crederci seriamente e pensare a qualcosa che sia davvero una compensazione. Non accontentiamoci delle rotonde e dei cavalcavia, ma chiediamo una chance di sviluppo. Prima di pretendere qualcosa dagli svizzeri, per cominciare, pensiamo a un progetto globale ben costruito, in cui ogni comune faccia la sua parte.
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