Zanzi: “Costruiremo due nuovi parchi”
Oltre cento persone hanno preso parte alla serata per la giornata del paesaggio. Quattro interventi di Daniele Zanzi, Katia Accossato, Livia Cornaggia e Dede Conti

“Il paesaggio è di tutti ed è uno stato d’animo dentro ognuno di noi”.
I cittadini hanno fatto il miglior regalo possibile a Varese per la giornata del paesaggio. Il salone Estense si è riempito con oltre cento persone per ascoltare Daniele Zanzi, Katia Accossato, Livia Cornaggia e Dede Conti.
La serata, coordinata dal nostro direttore Marco Giovannelli, è stata aperta dall’assessore Roberto Cecchi che è andato ben oltre i saluti istituzionali, fermandosi fino alla fine dell’iniziativa.
Il vice sindaco Daniele Zanzi è intervenuto per primo con una relazione dal titolo suggestivo: “La città senza alberi è morta”. Con la passione che lo contraddistingue, tanto più se si parla dell’argomento per cui ha speso buona parte della sua vita, ha citato diversi autori ed esperienze mettendo poi al centro Charles Darwin che affermava che “ogni viaggiatore è un po’ come un botanico. Varese non ha solo una grande quantità e varietà di giardini e alberi, ma esprime anche una qualità alta. Grazie all’impegno di ricchi signori che nel passato hanno avuto cura delle proprie ville, si è sviluppata una cultura ambientale e paesaggistica a Varese come da nessun altra parte. Ormai è nel nostro Dna, ma non dobbiamo fermarci e dobbiamo progettare ancora e realizzare almeno due parchi. Il primo lacuale che dalla Schiranna arrivi fino a Buguggiate e l’altro sopra Sacro Monte che dal Pogliaghi si spinga fino alle Pizzelle”.
Katia Accossato, docente a contratto al Politecnico di Milano ha raccontato che significa Il progetto del paesaggio. Una relazione che ha spaziato attraversando diverse discipline. “La cultura è interpretata come organizzazione dello spazio. Ci sono tre grandi questioni aperte: 1) l’inquinamento biologico; 2) la scarsa educazione all’uso dei sensi; 3) la mancanza di dialogo tra i diversi attori. Il paesaggio è anche un elemento di innovazione e possibile sviluppo per il territorio”.
La progettualità del paesaggio però non è solo una questione tecnica e normativa, per quanto l’esigenza di un quadro di riferimento è sempre più presente a vario titolo. Livia Cornaggia, insieme con Dede Conti, è la fondatrice del museo tattile di Varese. I loro interventi hanno scaldato la platea per l’originalità della proposta, ma soprattutto per il forte carattere inclusivo che alimenta il loro progetto.
“Il modello – ha spiegato Livia Cornaggia – è sempre stato un elemento positivo per diverse ragioni. Quello tattile permette a chi non può vedere, di scoprire e conoscere situazioni, ambienti, monumenti. Racconta cose che non possono esser viste. È una esperienza però che ci riguarda tutti, che è utile anche per chi ha la vista perché ha una forte dimensione didattica. Noi saremo delle sognatrici, ma crediamo che se le persone entrano in contatto profondo con una esperienza, poi ne hanno cura e così non andranno a scrivere i loro nomi sugli affreschi o non si porteranno via pezzi di sculture”.
Per Dede Conti “il tatto è un elemento affettivo e il paesaggio parte prima di tutto da dentro noi stessi”.
Un paio di interventi da parte del pubblico tra cui Arturo Bortoluzzi che ha messo in rilievo il bisogno di allargare il coinvolgimento di altri comuni confinanti con Varese.
L’assessore Cecchi ha poi fatto alcune anticipazioni di come sarà la seconda edizione di Nature urbane con due momenti distinti. Un fuori festival che valorizzi la biblioteca e i musei che avrà luogo tra maggio e giugno e la kermesse vera e propria a fine settembre.
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