Non solo Omero e Aristotele, ai Licei si studia anche il greco moderno
Da gennaio a maggio attivato il corso curato dall'Istituto Ellenico Centrale, anche per cercare le tracce del greco nella cultura italiana e nelle minoranze locali
Il greco è una lingua morta? Non ai Licei di Gallarate, dove lo studio del greco antico sarà ora affiancato anche dal greco moderno: una lingua particolare, parlata solo da 12-13 milioni di persone, scritta in un alfabeto (l’alfabeto per antonomasia) usato esclusivamente da quella lingua. Così la Grecia di oggi cerca di difendere la lingua anche promuovendola all’estero: il corso di neogreco, rivolto a studenti e docenti, sia interni che esterni, sarà tenuto dalla dottoressa Koliadimu, membro dell’Istituto Ellenico Centrale, con sede a Bruxelles. Il corso – gratuito – prevede lezioni settimanali (due ore, ogni venerdì, da gennaio a maggio 2013 ) e l’uso di sussidi online; al termine, sarà possibile accedere all’esame di I livello, previsto per giugno, a Milano.
«Chi studia il passato sa che il mezzo più potente per mantenerlo giovane è seguire la sua evoluzione e scovarlo grazie alle orme che lascia nelle forme contemporanee» dice la preside dei licei Luisella Macchi. E se non bastano le suggestioni della classicità (la preside cita anche il precetto delfico "Gnozi Seauton", che fece da titolo al giornale scolastico del Liceo Classico), si aggiunge anche il fascino delle tracce vive lasciate dalla cultura greca in giro per l’Europa, a partire proprio dalla Magna Grecia: dalla isola linguistica della Grecìa Salentina (così facile da incrociare, durante una vacanza al mare; nella foto, cartello a Calimera, Lecce) al più misterioso grecanico calabro, che i greci chiamano "italiano meridionale" (Katoitaliotika). «Il sogno – dice la preside – è quello di trasformare quel tratto di mare che ci separa dalla Grecia in una strada molto frequentata! Allora sì che, forse, incontreremo Ulisse, lui che,oltre ad essere eroe astuto, è l’uomo che non si volta mai indietro, che non trasforma il passato in un moloch, convinto che occorra andare sempre più in là, sempre oltre, lui che di molti uomini vide le città e conobbe i pensieri».
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