“Per cambiare pelle, il turismo ha bisogno di scelte strategiche”
A parlare, a commento delle notizie sulle chiusure di diversi alberghi varesini, è Iljic Cesca, presidente di Assoturismo-Confesercenti.
"Cambiare pelle", nel turismo varesino, non è solo una questione di strategie di impresa singole, ma anche di scelte strategiche. Anche e soprattutto in momenti di crisi come questo.
A parlare, a commento delle notizie sulle chiusure di diversi alberghi varesini, e dopo il primo commento del presidente di Federalberghi Guido Brovelli, è Iljic Cesca (nella foto), presidente di Assoturismo-Confesercenti.
«Certo, la situazione è di crisi anche nel settore turistico, e sono d’accordo con Brovelli nel sottolineare che Varese ha dei problemi, che il lago Maggiore tiene e che per Malpensa si può cantare il de profundis – spiega Cesca -. Io aggiungerei però che esistono anche delle mancanze a livello strategico: innanzitutto, è mancata una promozione all’estero, con una linea unica e condivisa sul turismo. Sono state perse delle occasioni».
Anche la stessa definizione di turismo ha bisogno di una precisazione: «Una persona che sta a Varese mezza giornata non è un turista: turista va considerato chi mangia e dorme qui. Ed è per quel tipo di utente che dobbiamo lavorare. Tutti insieme, perchè è necessario fare rete. I tavoli tra istituzioni ci sono, e dovrebbero servire a quello: con Camera di Commercio, Federalberghi, il consorzio sta già cercando linee di lavoro, e la soluzione ce la dobbiamo costruire».
Combattendo una "lotta per la sopravvivenza" non solo provinciale: «Vanno portate avanti battaglie che aiutino l’economia del settore – spiega Cesca -. Va assolutamente abbassata la pressione fiscale sulle imprese turistiche, una pressione che ci mette in svantaggio su competitor esteri o anche dello stesso sud Italia. In Lombardia le leggi infatti ci obbligano a spendere più soldi degli altri per tenere aperta una struttura».
Fino ad ora tutti concordano, però, nella necessità di un cambio di mentalità, di uno scatto culturale: «Il rilancio della zona in un’ottica più “leisure” non è operazione facile. Per riuscirci, bisogna crederci tutti e sentirsi tutti in gioco».
«In alcuni casi è mancata anche una capacità delle strutture di rinnovarsi sulla spinta delle richieste del turismo: ormai è insensato fornire il wifi solo a pagamento, è un servizio che va offerto, punto e basta. Non lo si può più considerare come qualcosa di accessorio – prosegue Cesca -. Anche per quanto riguarda la possibilità di creare “pacchetti” e convenzioni per eventi, gli operatori in diversi casi non hanno colto l’occasione: e non è possibile che un albergo in centro Varese costi di più di uno in centro a Firenze».
Infine, oltre al WiFi, c’è qualcosa di indispensabile che ancora scarseggia negli hotel di Varese:
«Una reception con informazioni utili sul territorio: indicazioni su dove mangiare e cosa vedere. Non tutti sono attrezzati ancora, e invece è una esigenza molto sentita. Le lingue, invece, stanno migliorando: almeno con l’inglese, ormai, si sono attrezzati quasi tutti»
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