Laura Morante: “Io non so mentire”
Teatro Santuccio pieno per la "conversazione pubblica" con la grande attrice che ha pubblicato il suo primo libro. Al suo fianco Diego PIsati
Nanni Moretti che è “proprio come ve lo immaginate”, Gabriele Salvatores e il produttore che si è inventato che era ladra per non pagarle la “prorata”, il produttore del film varesino “più brutto che abbia mai fatto” che le mette in mano una pistola carica per una scena, o almeno cosi poi le ha detto. La zia Maria che non disse mai ai suoi parenti chi era il padre di suo figlio, la zia Elsa che l’aveva come nipote preferita ma la rispedì a casa quando scoprì che era sonnambula.
E’ stata una straordinaria fonte di meravigliosi aneddoti la timida Laura Morante, che si è presentata – lei grande attrice, regista e ora, per la prima volta, scrittrice – al pubblico varesino, rivelando alla fine che: ”Io non so mentire, forse ve ne sarete accorti” e, a domanda, lei risponde sempre.
Una conversazione, fatta in un teatro Santuccio pieno di appassionati lettori – la serata era organizzata dalla libreria Ubik – che da formale è diventata un vero scambio di umanità tra scrittrice e pubblico, anche grazie alla conduzione del giornalista Diego Pisati, custode prezioso di mille notizie nel mondo del cinema, varesino e non, che ha saputo portare in un piano confidenziale la conversazione.
E quando si comincia a parlare di vita quotidiana con Laura Morante, si parla di gran parte della cultura italiana, soprattutto di sinistra: non solo per Elsa Morante: dalla zia sindacalista – che le ricorda una persona del pubblico, da lei frequentata negli anni passati – al padre avvocato ma in realtà giornalista politico per passione. Una zia che «Per essere soddisfatta doveva vedere una falce e martello» e un padre che «Non ha mai smesso fino all’ultimo di commentare cosa succedeva in Italia. Chissà cosa penserebbe della situazione di oggi».
Ma anche di frequentazioni culturali, di grandi cineasti – ha lavorato con i più famosi registi di fama internazionale – dalle piccole fisime, e di disavventure coi produttori.
Un’ora abbondante di “chiacchiere” passata velocemente, dove il suo libro di racconti “Brividi Immorali” edito dalla nave di Teseo, ha rappresentato un piacevole interludio tra un aneddoto e l’altro.
E la parola interludio non è usata a caso: proprio perchè fa parte del sottotitolo del libro, e perchè Nicola Piovani, grande autore di colonne sonore e amico dell’autrice, ha realizzato per i racconti denominati proprio come “interludi” una curiosa “apertura”: un rigo di spartito, personalizzato, per ogni racconto.
Mica male per il libro d’esordio di una scrittrice “tardiva”, che confessa: «Sono diventata scrittrice “da grande”: gli unici esperimenti letterari risalgono alla scuola media. Nel frattempo però ho scritto molto: ho fatto “il negro” che è il termine che si usa per chi mette le mani sulle sceneggiature e le “aggiusta”, per esempio. E’ stata Elisabetta Sgarbi però a convincermi a scrivere per davvero: inizialmente non volevo percorrere questa strada già abbastanza battuta in famiglia».
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