Curare gli altri, un lavoro a tempo pieno
Al lavoro di cura della persona, in tutte le fasi della vita, è stato dedicato il convegno "Oltre la crisi" organizzato dalle Acli di Varese con la Fondazione la Sorgente Onlus e l'università dell'Insubria
Educare un figlio, curare un malato, accudire un anziano. Lavori a tutti gli effetti che richiedono tempo ed energia. Al lavoro di cura della persona, in tutte le fasi della vita, è stato dedicato il convegno "Oltre la crisi" organizzato dalle Acli di Varese con la Fondazione la Sorgente Onlus e l’università dell’Insubria. Numerosi i relatori, moderati dal presidente delle Acli varesine, Filippo Pinzone. «Curare gli altri non ha solo un significato fisico ma anche mentale, implica stati d’animo come la preoccupazione, l’attenzione, la necessità di organizzazione – spiega Giuliana Costa, Ricercatrice in Sociologia del Politecnico di Milano -. Nel nostro paese il "care regime" è un sistema centrato ancora unicamente sulle famiglie, dando per scontato che le famiglie esistano e siano in grado di farlo. Ma questo appunto non è scontato». Siamo in una fase storica e inedita della storia, osserva la ricercatrice: «La popolazione sta invecchiando e l’età media si sta alzando come mai era avvenuto prima. La società deve cominciare a interrogarsi seriamente sui sistemi di welfare o correrà un grosso rischio sociale. E in questo momento non siamo preparati e non abbiamo compreso il cambiamento».
Attorno alla cura della persona, dalla nascita alla morte, e attorno a tutti i suoi famigliari si stanno sviluppando delle possibilità di occupazione e di lavoro professionale. «Abbiamo voluto concentrarci su questo segmento particolare perché siamo certi che qui ci sia spazio per nuove possibilità di occupazione per i giovani e non solo – ha osservato Ruffino Selmi, vicepresidente delle Acli varesine -. Il lavoro di assistenza alla persona e spesso interpretato come un lavoro di serie B e ha innanzi tutto bisogno di recuperare la dignità. Successivamente va analizzato, con logiche nuove, per capire quali sono le opportunità di impiego in senso concreto».
«Le ricerche mostrano l’esistenza di buone prospettive occupazionali nel privato sociale» ha sottolineato Rossella Locatelli, direttrice del crentro Creares dell’università dell’Insubria. E lo mostrano anche le esperienze. Come quella raccontata da monsignor Franco Agnesi, vicario episcopale di Varese: «Solo nella nostra parrocchia ci sono oggi più di cinquanta giovani che hanno avviato in modo professionale l’attività della formazione. Nell’ambito dell’educazione anche la Chiesa ha bisogno di figure lavorative oltre a quelle che si potrebbero definire le "risorse clericali". Sta crescendo sempre di più la necessità di altre figure come gli educatori professionali o i direttori di oratorio. Lavori a tutti gli effetti e nuove professioni che stanno prendendo forma all’interno del clero ma aperte anche agli altri».
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