La rete degli amministratori lancia l’allarme: “Il decreto sicurezza aumenta la clandestinità”
La Camera dei deputati vota la fiducia sull'approvazione del provvedimento voluto dal vicepremier Salvini e i sindaci Del Torchio e Aimetti chiedono un confronto sulle conseguenze: "a rischio la sicurezza delle nostre comunità"
La Camera dei deputati vota la fiducia sull’approvazione del “Decreto sicurezza e immigrazione”, il provvedimento fortemente voluto dal vicepremier Matteo Salvini e dalla Lega, e in provincia di Varese la rete degli amministratori per l’accoglienza lancia l’allarme sulle conseguenze che questo avrà sul territorio con un messaggio completamente opposto a quello lanciato dal ministro dell’Interno: «il decreto – spiegano i sindaci Del Torchio e Aimetti – aumenterà la clandestinità e diminuirà la sicurezza».
L’accusa dei due sindaci di Besozzo e Comerio, che hanno diffuso un comunicato che coinvolge la “Rete degli amministratori per l’accoglienza”, è molto circostanziata ed entra nel dettaglio dei provvedimenti contenuti nel decreto.
«Si tratta di norme che favoriscono le strutture di accoglienza straordinaria, delle quali sono state registrate criticità in questi anni, puntando a smantellare invece proprio quella parte finalizzata a dare risposte ordinarie, strutturate, controllate e non emergenziali, come i centri di accoglienza del sistema SPRAR (Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati), gestiti dai Comuni, con percorsi di integrazione reale ed efficace in piccole accoglienze, rifugio diffuso in alloggi e anche in famiglia», spiegano i due sindaci, tra i protagonisti in provincia di un percorso strutturato sull’accoglienza dei richiedenti asilo.
«Con il provvedimento si delinea un quadro normativo che vanifica gli sforzi fatti anche dalle amministrazioni comunali e volti ad un’equa distribuzione sostenibile su tutto il territorio e non solo nelle grandi aree urbane: il provvedimento favorirà quindi le grandi concentrazioni di persone nei grandi CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria), di difficile gestione con poche possibilità di percorsi di integrazione e con impatti fortemente negativi per i cittadini». A questo, aggiungono, «c’è anche il fatto che i mancati percorsi di integrazione porteranno ad aumentare ulteriormente presenze di persone in condizione di estremo disagio, potenzialmente coinvolgibili in attività illecite. Inoltre, essendo molto scarse le risorse stanziate per i rimpatri volontari e assenti ulteriori accordi con i paesi di origine, è altrettanto prevedibile l’aumento delle persone in condizione di clandestinità esposte alla marginalità estrema».
Una situazione che viene letta anche attraverso la situazione specifica della provincia di Varese: «in provincia risultano accolte circa un migliaio di persone nei Centri di Accoglienza (CAS e SPRAR), tra adulti e minori soli non accompagnati. Complessivamente circa il 75% sarebbero prive del titolo previsto per poter usufruire di una accoglienza strutturata quale quella prevista nello Sprar che questo territorio ha scelto come sistema qualificato per garantire percorsi di autonomia e favorire la convivenza civile con le comunità locali; si verrebbero dunque a creare rischi per la legalità ed un aumento di persone prive di assistenza e di dimora specie nei centri urbani, con conseguente ricaduta sui servizi di bassa soglia. A questo si aggiunge il fatto che circa 30 minori stranieri non accompagnati rischiano, nel prossimo triennio, al compimento del 18° anno di età di uscire dai percorsi di accoglienza e di finire in strada».
I due portavoce della Rete civica degli Amministratori per l’accoglienza e la lotta alla povertà della Provincia di Varese annunciano quindi iniziative politiche per chiedere al Ministro dell’Interno e al Governo di provvedere allo stralcio della riforma del sistema Sprar “e all’apertura di un tavolo di confronto con gli enti locali per valutare le ricadute concrete del decreto in termini economici, sociali e sulla sicurezza dei territori”.
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