Dalla superstrada ai servizi, “serve un nuovo piano per l’area di Malpensa”

Lo strumento di programmazione territoriale è scaduto nel 2009, quando Malpensa era ai minimi storici. Ora l'aeroporto "vola" e i sindaci del territorio presentano a Regione Lombardia la domanda per un nuovo Piano d'Area

Foto del giorno di luglio 2016

Dalla vecchia superstrada sempre bloccata agli spazi sul territorio per il cargo. Fino alle nuove infrastrutture, come il secondo accesso per ferrovia. Sono tante le partite aperte sul territorio intorno a Malpensa. E adesso i sindaci tornano a chiedere una vera programmazione: un piano complessivo per capire come crescere, quali sacrifici fare, con quali benefici.

Si chiama “Piano d’Area” e ormai sembrava una roba del passato, dopo che era scaduto nel 2009. Ma adesso i sindaci vogliono che Regione Lombardia pensi a un nuovo piano, metta al tavolo tutti i soggetti interessati. «Questa mattina l’abbiamo inoltrato al governatore di Regione Lombardia, chiedendo anche un incontro» spiega Claudio Ventimiglia, che è sindaco del piccolo paese di Golasecca e che – presidente di turno del Consorzio dei Comuni aeroportuali – ha seguito nel suo semestre il progetto del nuovo piano, ovviamente presentato insieme a tutti gli altri sindaci, vale a dire quelli di Samarate, Lonate Pozzolo, Ferno, Vizzola Ticino, Somma Lombardo, Cardano al CampoCasorate Sempione, Arsago Seprio, assistiti dall’avvocato Antonio Chierichetti di Busto Arsizio.

Il primo Piano d’Area risale al 1999 e aveva valore fino al 2009, per alcune parti fino al 2011, in proroga.
Da allora, non è mai stato rinnovato. E del resto nel 2009 Malpensa era al suo minimo storico: uscita con le ossa rotte dal cosiddetto dehubbing, il disimpegno di Alitalia, aveva detto addio ai sogni di diventare – appunto – un hub e viveva solo di charter, qualche residuo volo della compagnia del tricolore, ma soprattutto di low cost. Con i saloni del T1 vuoti e la crisi economica che stava tagliando le gambe al tessuto produttivo, sembrava eccessivo programmare la crescita.

Poi però lo scalo ha ripreso quota. Con l’enorme sviluppo di Easyjet, la crescita delle compagnie del Golfo e del Far East, nuove low cost, il boom del cargo, riflesso anche della ripresa economica del secondo lustro degli anni Dieci. E se tra 2009 e 2011 era naufragato il progetto di hub mediterraneo di Lufthansa, ora c’è Air Italy a dare una bella iniezione di voli internazionali, di rotte di feederaggio e a far sognare un nuovo hub (foto di Giuseppe Gambarota‎).

Intanto, però, sul territorio la crescita è stata quantomai disordinata, riflettendo incertezze e improvvise crescite. Per usare un’immagine: dai capannoni vuoti a quelli riempiti di auto dai parking a lunga sosta, con metodi a volte dubbi (il problema “esploso” nell’estate scorsa). E ancora quella superstrada 336 che, nata adattando la vecchia Statale, si rivela ogni giorno pericolosa e a rischio di paralisi: bastano un’auto che entra dalla corsia d’immissione a lunghezza ridotta e una che arriva sopra il limite di 90 all’ora e il traffico stradale per l’aeroporto internazionale finisce bloccato. Un po’ meglio va con la ferrovia, che pure è cresciuta a suon di soluzioni “temporanee”, soluzioni-tampone, cambi in corsa (fino all’ultimo progetto).

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 17 Dicembre 2018
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