L’ideologia della Lega 2.0: “Meno slogan, più concretezza”
Il nuovo segretario provinciale sarà testimone fedele del nuovo corso maroniano che guarda alle imprese e manderà in soffitta i riti celtici e le ampolle del Dio Po
Dicono che “Prima il Nord” sia uno slogan debole. Lo dicono i nostalgici di Umberto Bossi, ovviamente, ma non è facile trasformare un partito che è nato da un capo carismatico, in un movimento che deve andare avanti, e che addirittura cerca l’asse strategico con Confindustria (gli stati generali del nord a Torino sono stati una parata di industriali).
Non è semplice, perché i militanti entrati nella Lega quando Bossi urlava di voler fare la rivoluzione e scendere in guerra con 300mila bergamaschi, potrebbero storcere il naso se la Lega diventasse troppo elegante. E’ questo il vero dilemma che agita, i militanti del carroccio, oramai schierati per il 75% con Roberto Maroni e la sua riforma che ha spazzato via il cosiddetto cerchio magico (ma che non vogliono perdere l’anima). Maroni, dal palco del congresso di Varese, è stato chiaro: quello che conta adesso è l’unità: «Basta casini, è finito il tempo delle liti interne». Il futuro non è l’alleanza necessariamente con il Pdl, ma il «modello Verona», ovvero la Lega da sola, ma alleata con delle liste civiche.
Maroni è a suo agio, al congresso di Varese. Il nuovo segretario provinciale Matteo Bianchi è un espressione della corrente dei Barbari sognanti, 33 anni, sindaco di Morazzone, ed è uno dei giovani amministratori locali cresciuti alla sua leva. Durante la discussione prendono la parola anche quelli che un anno fa ebbero il coraggio di dire a Umberto Bossi che stava sbagliando a imporre un candidato contro il volere della maggioranza dei delegati: Stefano Gualandris e il senatore Alessandro Vedani che ormai è uno dei capipopolo più seguiti. Molto applaudito l’intervento di Roberto Stefanazzi, incipit in dialetto e poi un volo tra i Celti, i Goti, i Franchi e i Longobardi. Via via gli altri. I bossiani non hanno parlato. Marco Reguzzoni è rimasto in piedi in fondo alla sala per quasi tutta la discussione, ma al momento del voto quasi il 25% dei delegati presenti (molti erano assenti) non ha indicato Bianchi.
Maroni afferma che la Rivoluzione del Nord non è interrotta e che fino al 2015 guiderà il partito verso l’emancipazione dalle tasse, dalla burocrazia, e dal centralismo.
Il nuovo segretario Bianchi ha parlato di unità e di collaborazione tra le sezioni. «Il mondo è cambiato – ragiona il neoeletto – c’è curiosità nella base verso la nuova Lega. Io credo che le feste debbano diventare d’ora in poi dei momenti di apertura con il territorio, degli stati generali a livello locale. Bisogna dare dei segnali alle piccole e medie imprese, e stare nel mondo reale. Meno slogan e più concretezza è un’impostazione che mi piace». Tuttavia, sui giornali nazionali di oggi la Lega è un po’ scomparsa, a vantaggio degli industriali che per una volta sono stati ospiti di una iniziativa del carroccio rubando la scena. Un black out comunicativo che alcuni hanno notato.
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