Indagine Mensa dei Poveri, Busto al Centro chiede di azzerare tutte le nomine
La lista civica pungola il sindaco sulla necessità di rivedere chiarire i fatti che riguardano Busto e di rivedere tutte le nomine nelle partecipate. E chiama alla responsabilità politica Pd e Lega
La lista Busto al Centro entra nel dibattito politico sull’indagine che ha provocato un vero e proprio terremoto giudiziario in tutta la provincia di Varese, scoperchiando quello che appare essere un sistema corruttivo che andava avanti da molti anni con al vertice il ras di Forza Italia Nino Caianiello. Il gruppo, che in consiglio comunale esprime tre consiglieri, pungola il sindaco a chiarire la situazione che coinvolge e non in modo marginale, anche la città di Busto Arsizio e la maggioranza che lo sostiene tramite il consigliere comunale Gorrasi (finito ai domiciliari) e la presidente di Accam Laura Bordonaro.
«Abbiamo atteso qualche ora nell’esprimerci sui fatti di rilevanza giudiziaria che in questi giorni hanno portato all’attenzione dei media nazionali la nostra provincia, con l’intendimento di non esprimere alcun giudizio di tipo morale o penale ma, nello spirito civico del nostro Movimento, unicamente un giudizio riguardante le implicazioni e il nocumento che i fatti stessi possono comportare per la nostra città e per l’assetto amministrativo dell’intero Territorio provinciale» – dicono da Busto al Centro.
«Alla luce della nostra attuale conoscenza dei fatti ci pare doveroso sollecitare il Sindaco di Busto Arsizio affinchè, nel più breve tempo possibile e preferibilmente nell’ambito di un Consiglio Comunale onde rendere edotta l’intera cittadinanza, si esprima sulle seguenti materie:
1)quale sia la sua valutazione su quanto emerso dalle indagini della Magistratura relativamente a quello che la stessa ha definito “sistema” coinvolgente i vertici provinciale e cittadino di Forza Italia, partito fondamentale nella sua maggioranza e proponente delle sue candidature a Sindaco e presidente della Provincia.
2)l’opportunità di una rivisitazione degli incarichi assegnati, nella sua qualità di Sindaco,nell’ambito di società ed enti partecipati, onde poter confermare la loro estraneità alla logica del cosidetto “sistema”.
3)la completa rivisitazione di tutta la problematica Accam, con il totale coinvolgimento del Consiglio Comunale, al fine di aggiornare la posizione del Comune di Busto , alla luce dei recenti accadimenti e alla decapitazione dei suoi vertici societari ed aziendali. Ci sembra opportuno segnalare in proposito:
. che già in occasione della recente discussione in Consiglio Comunale , motivammo il nostro voto contrario al Piano industriale proposto anche con la richiesta di un sostanziale cambio del CdA di Accam
.la nostra città deve assumere una forte iniziativa nella gestione di questo difficile momento aziendale per diverse ragioni:
-la residenza dell’impianto sul nostro territorio
-la nostra posizione di maggiori azionisti
-la partecipazione di un nostro rappresentante al Comitato di controllo analogo (cosa che potrebbe richiamare una qualche responsabilità nella mancata percezione della gravità dei fatti contestati)
4)quali riassetti nella sua Maggioranza di governo ( Consiglio e Giunta) intenda promuovere a seguito degli innegabili impatti negativi che gli eventi hanno procurato alla stessa».
I componenti della lista fanno anche altre osservazioni, di rilevante importanza politica: «Dagli atti si evince che la Magistratura ha definito “sistema” il complesso intreccio di rapporti politici e personali sui quali si reggevano le ’attività sotto indagine. La definizione di “sistema” individua la presenza di leadership, gerarchie, prassi consolidate e ruoli. Dagli atti si evince anche che il “sistema” operava in Forza Italia ma aveva capacità di interlocuzione esterna oltre che nell’ambito imprenditoriale, anche nell’ambito di altre forze politiche.
Sorgono quindi alcune osservazioni che individuano forti responsabilità , se non giudiziarie, sicuramente politiche che non devono essere sottaciute dietro la cortina mediatica creata dai fatti puramente giudiziari.
1) Negli anni, e non pochi, durante i quali il “sistema” si sviluppava in Forza Italia, ad opera prevalentemente di una persona definita “non appartenente al partito” (?), tutte le attività del partito stesso erano correttamente sotto la responsabilità di una segreteria e di un Segretario che al momento non ha ancora espresso alcun commento in materia. La sua eventuale ed ipotetica dichiarazione di non conoscenza di un fenomeno così diffuso e governato da persone collocate, nella gerarchia funzionale, a livelli praticamente a lui adiacenti denunciano o una sua incapacità a vigilare o una sua imperdonabile negligenza, in ogni caso denunciano una sua completa responsabilità politica che non può essere sottaciuta come al momento stà avvenendo.
2) Dagli atti traspare sorprendentemente che anche altri partiti (Lega e PD in particolare) hanno spesso accettato il vertice del “sistema” come loro interlocutore privilegiato (ovviamente per questioni di tipo prettamente politico) e hanno anzi assegnato allo stesso un potere di loro rappresentanza nella conduzione di determinate operazioni (sempre ovviamente di stampo politico)».
Per Busto al Centro, dunque, si può affermare che «fatte salve le responsabilità personali dei chiamati in causa, le responsabilità politiche dell’accaduto non ricadono unicamente su Forza Italia ma in qualche misura vanno accettate anche da chi, con la propria accondiscendenza, ha collaborato a dar forza al così detto “sistema”. Il danno procurato, consistente nel distacco della gente dalla “politica” e nel peggioramento del già deficitario livello di fiducia nella stessa, è responsabilità che purtroppo, nella nostra provincia, ha una diffusa paternità e può essere rimediato solo partendo da un chiaro e leale riconoscimento di responsabilità da parte di tutti coloro che, lontani da strumentalizzazioni elettorali, hanno a cuore la ricostruzione del rapporto fiduciario con la gente».
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