I metalmeccanici portano in piazza gli elettori del governo
Attivo di Fiom, Fim e Uilm a Malpensafiere per discutere dello sciopero generale del 14 giugno in aperta contestazione con le politiche di Lega e Cinque Stelle. Gritti (Uilm): «Due lavoratori su tre però li hanno votati»
Deve essere l’aria di Malpensafiere. O forse più realisticamente il sentore che la litigiosità di questo governo non può che nuocere al Paese. Sta di fatto che a distanza di dieci giorni dalle dure critiche mosse dagli industriali nei confronti dell’esecutivo, arrivano anche quelle dei sindacati metalmeccanici riuniti al centro congressi di Busto Arsizio per preparare lo sciopero generale della categoria previsto per il prossimo 14 giugno. Sono le stesse rivendicazioni presentate nel documento “Futuro per l’industria” a confermare che lo sciopero non riguarda la nuova piattaforma contrattuale, che ancora non c’è. Quanto piuttosto il contesto economico in cui quel rinnovo andrà a impattare. Scioperare per i diritti del lavoro, l’equità fiscale, gli investimenti, la giustizia sociale e la lotta all’evasione vuol dire chiedere altrettante politiche in grado di cambiare il volto del Paese.
Tra le tute blu c’è un clima di preoccupazione, generato da una serie di vertenze, tra cui anche quella con la multinazionale americana Whirlpool per la chiusura del sito di Napoli, che non fanno sperare nulla di buono per il futuro. Autonomia dalla politica e necessità di mantenere l’unità sindacale sono gli argomenti che hanno tenuto banco negli interventi dei delegati, nonostante «due lavoratori su tre abbiano votato questo Governo» ricorda il segretario regionale della Uilm Maurizio Gritti.
I metalmeccanici non vogliono sentir parlare di salario minimo e tantomeno arrendersi al clima di cattiveria che condiziona chiunque tenti di mettere in moto il cambiamento. Ma aprire un fronte sulle scelte politiche fatte dall’esecutivo, vuol dire fare i conti con gli stessi lavoratori che lo hanno sostenuto nel segreto delle urne. «Non basta avere votato, ma bisogna dargli la possibilità di rendere visibile cosa c’è dietro quel voto» sottolinea Alessandro Pagano, segretario regionale della Fiom.
I dirigenti sindacali sanno benissimo che non sarà facile convincere il lavoratore-elettore a scendere in piazza per chiedere conto di quanto è stato realizzato ai due capitani, Salvini e Di Maio, oggi troppo indaffarati nel contendersi la leadership politica. Matteo Berardi della Fiom Cgil di Varese invita con forza i colleghi delegati a non usare slogan sui diritti «validi solo sulla carta» ma «a viverli nella realtà, partecipando attivamente allo sciopero». Convincerli è una sfida ancora tutta aperta sia nelle grandi fabbriche, come la Whirlpool di Cassinetta, sia nelle piccole metalmeccaniche disseminate sul territorio.
Lo sciopero generale del 14 giugno apre un fronte le cui conseguenze non sono del tutto chiare nemmeno ai sindacati. Una situazione che il delegato della Fim Cisl dei Laghi Lacina Coulibaly sintetizza citando un proverbio africano: «Quando gli elefanti combattono è sempre l’erba a rimanere schiacciata». Come dire: fate attenzione quando i potenti combattono per i loro interessi, spesso i più deboli sono come l’erba e quindi possono essere calpestati.
In attesa dell’esito dello scontro tra i due pachidermi della politica italiana, le segreterie provinciali di Fiom, Fim e Uilm si sono già organizzate per la trasferta milanese del 14 giugno con cinque pullman che partiranno da Besozzo, Varese, Gallarate (partenza dal piazzale delle Sorelle Ramonda), Busto Arsizio (Ferrovie dello Stato) e Saronno (Ferrovie Nord).
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