Maurizio Tallone lascia la scuola: “ Mi mancheranno i ragazzi, non le carte”
Il dirigente da dodici anni alla guida dell'istituto Valceresio lascia per raggiunti limiti d'età. Il suo saluto a un mondo che è profondamente cambiato
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Ha avuto una lunga fila di genitori e docenti sino all’ultimo minuto prima dell’ultima campanella della sua vita scolastica. Dal 31 agosto, il dirigente Maurizio Tallone andrà in pensione. « Un po’ di magone c’è. Dopo 12 anni in questa scuola si è instaurato un bellissimo rapporto con tutti, dai ragazzi ai docenti e al personale – commenta Tallone – quando sono arrivato all’Istituto di Bisuschio c’erano 600 studenti oggi sono mille. È stato un lavoro entusiasmante e gratificante ma ora sento la necessità di un po’ di riposo».
A gravare soprattutto sul suo entusiasmo è la complessità del lavoro: « Le scuole in reggenza mi hanno messo duramente alla prova – commenta Tallone – Oggi sono cambiate molte cose nelle scuole: i tempi, i ragazzi, i genitori. È tutto più complesso ma la centralità della scuola non è venuta meno anzi. Abbiamo assistito al progressivo impoverimento delle agenzie che un tempo collaboravano alla formazione dei ragazzi. Oggi, rimane la scuola come baluardo centrale, con tutto quello che ne consegue».
L’istruzione resta un pilastro in una società profondamente nuova: « Molti punti di riferimento sono cambiati ed è venuto anche meno il rispetto. I ragazzi hanno tante distrazioni che creano confusione. Io credo che la scuola debba riprendersi il suo posto centrale nella crescita dei giovani, un ruolo che oggi si è sfilacciato. Penso che ci sia un settore davvero delicato che è quello della scuola media. È il tallone d’Achille anche e soprattutto per il gap generazionale tra docenti e studenti. Inoltre, alla fine dei tre anni i quattordicenni sono chiamati a scegliere il proprio futuro ma, a quell’età, non sono ancora maturi per capire davvero cosa vogliono».
Qual è il posto dell’istruzione nella società di oggi?
« La scuola non è più l’ascensore sociale di un tempo : il compito istituzionale è quello di far crescere cittadini. Ma sappiamo veramente come cambia il mondo professionale, quali le richieste? Purtroppo non c’è grande coscienza di cosa occorra, di come stia cambiando il futuro».
Il momento della firma delle dimissioni com’è stato?
« Triste. È stata una decisione maturata con coscienza e consapevolezza ma quel momento è stato emozionante. So che mi mancheranno molto i ragazzi ma questo lavoro è diventato molto impegnativo: il ruolo di dirigente è complesso. Ho avuto la fortuna di fare il preside molto presente nella scuola e tra i suoi studenti ma c’è tutto un compito amministrativo e burocratico che assorbe forze e concentrazione mettendo in secondo piano le relazioni . I ragazzi mi mancheranno, non le carte. Rimpiangerò tutto quello che è stato fatto: come scuola abbiamo sempre lavorato per mettere al centro il ragazzo. Ho avuto il privilegio di impostare la vita di questo istituto e di vederlo crescere perché sono rimasto a lungo».
Come vuole essere ricordato?
« Io non ho mai voluto essere protagonista. Spero di essere ricordato per quanto continuerà a esserci di bello in questo istituto».
Il suo tempo per i ricordi è terminato, fuori c’è ancora una lunga fila di genitori che vogliono parlargli.
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