Corruzione: arrestato il direttore dell’Agenzia delle entrate
L'inchiesta, che riguarda anche rivelazione di segreti d'ufficio, è stata condotta dalla Guardia di Finanza di Como per situazioni avvenute quando era alla guida dell'ufficio comasco
Corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio. Sono queste le accuse contestate dal GIP di Como contro il direttore dell’Agenzia delle Entrate di Varese Roberto Leoni.
L’indagine riguarda fatti accaduti quando era alla direzione dell’Agenzia di Como. Insieme a lui sono stati colpiti da ordinanza di arresto un funzionario della stessa Agenzia comasca (attualmente capo area dell’ufficio legale dell’Agenzia delle Entrate di Pavia), il titolare del 33,33% del capitale sociale di Tintoria Butti SRL (quale corruttore
destinatario l’unico agli arresti domiciliari) e dei due titolari (padre e figlio) dello studio commercialista Pennestrì di Como .
LA VICENDA
Il socio della Tintoria, attraverso i titolari dello studio di commercialista, ideatori dello schema corruttivo, prometteva e, in parte, corrispondeva cifre di denaro non inferiori a 2.000 euro al capo team dell’ufficio legale della Agenzia delle Entrate delegato a rappresentare il suo ente all’udienza del 20 marzo scorso innanzi alla Commissione Tributaria di Como.
La ricompensa mirava a indurre il funzionario a omettere di rilevare le ragioni a fondamento della pretesa erariale e a tenere un atteggiamento non contrario alle argomentazioni difensive proposte per favorire l’accoglimento del ricorso presentato da parte della tintoria.
L’intervento corruttivo serviva ad “aggiustare” le cose dopo il trasferimento a Varese del direttore dell’Agenzia delle Entrate di Como. Secondo l’accusa, prima di tale trasferimento a Varese, il direttore si era impegnato (dietro compenso) a favorire la chiusura dell’accertamento, in termini favorevole per la SRL verificata attraverso una transazione per sole 25.000 euro. Il suo successore nel ruolo di direttore non aveva però accettato tale transazione, nonostante le insistenze del capo team dell’ufficio legale.
L’udienza in questione, ha ricostruito il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Como, non era stata l’unica occasione di rapporti tra le parti.
In altre circostanze, i due titolari dello studio commercialista, quali corruttori, promettevano ed in parte corrispondevano somme di denaro non quantificate nel loro esatto ammontare all’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate di Como ed al citato capo team dell’ufficio legale della Agenzia delle Entrate di Como, attualmente a Pavia, a fronte:
– della indebita rivelazione da parte dell’ex direttore della Agenzia delle Entrate di Como dei contribuenti (persone fisiche e giuridiche) inseriti nelle liste (da ritenersi riservate e non ostensibili a terzi) da verificare da parte dell’Agenzia delle Entrate di Como nel corso del 2019, nonché
– dell’impegno assunto dai due pubblici ufficiali per far ottenere indebite riduzione del debito erariale dovuto a titolo di imposte, sanzioni ed interessi dai contribuenti da varie aziende e studi professionali.
L’attuale direttore dell’Agenzia delle Entrate di Varese è inoltre, accusato, in concorso con i titolari dello studio commercialista Pennestrì di avere indebitamente fornito gli elenchi completi dei nominativi delle società sottoposte ad accertamento dell’Agenzia delle Entrate di Como nell’anno 2019. I due professionisti utilizzavano le informazioni illecitamente ricevute comunicando successivamente ad un imprenditore, in base alle informazioni indebitamente ricevute, l’imminente avvio di una verifica fiscale nei confronti della SRL da questi amministrata. Un comportamento, sostiene l’accusa, che è continuato anche dopo il trasferimento a Varese del pubblico ufficiale indagato.
L’indagine è scaturita dalle segnalazioni alla Procura della Repubblica da parte di due funzionari della Agenzia delle Entrate di indebite ingerenze in alcune pratiche effettuate dal direttore indagato.
L’attività di pedinamento inizialmente svolta nei confronti del dirigente ha consentito di accertare le frequentazioni di questi presso lo studio Pennestrì. La attività di intercettazione telefonica e tra presenti ha fornito prove significative con riferimento agli episodi illeciti accertati ed in genere con riferimento alla disponibilità da parte dei pubblici ufficiali inquisiti a porre in essere, dietro compenso, un numero indeterminato di atti e comportamenti contrari ai loro doveri d’ufficio aventi come denominatore comune il fine di assicurare risparmi dal pagamento delle imposte incluse interessi e sanzioni ai contribuenti.
Nel corso delle indagini è altresì emerso che i due commercialisti indagati proponevano ai loro clienti operazioni fraudolente tese ad abbattere l’imponibile e consistenti anche nella registrazione di fatture per operazioni inesistenti emesse per contratti di sponsorizzazione.
E’ altresì in corso una articolata attività di perquisizione ed acquisizioni di documenti finalizzata a ricostruire sia le dinamiche corruttive coinvolgenti gli indagati sia le ipotesi di frodi tributarie poste in essere attraverso fittizi contratti di sponsorizzazione
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