Chicco Colombo: “La cultura non dimentichi il teatro ragazzi”
Colombo, artista a tutto tondo e mebro di Varese 2.0, torna sull'importanza del teatro ragazzi: "Servono progetti e una regia unica: dai bambini si crea la mentalità dei varesini"
Varese è senza assessore alla Cultura da alcune settimane, da quando Roberto Cecchi ha rassegnato le dimissioni. In questo periodo ci sono state molte autopromozioni, sollecitazioni, proposte più o meno velate per occupare questo importante dicastero attualmente in capo al primo cittadino Davide Galimberti.
Non vuole proporre la propria candidatura ad assessore, ma vuole portare all’attenzione delle istituzioni e della cittadinanza un tema a lui caro Enrico Colombo, Chicco, da quarant’anni una delle anime del teatro ragazzi e del mondo dei burattini a Varese e in provincia. Col suo Teatro dei Burattini e con l’associazione Arteatro ha allietato infiniti pomeriggi di tanti bambini e delle rispettive famiglie con spettacoli brillanti, stimolanti ed entrati nella tradizione di questa particolare sezione della produzione teatrale. Recentemente ha anche proposto, insieme a Betty, sua moglie e sua compagna di palcoscenico, di donare burattini, marionette, scenari e teatrini della collezione privata, per aprire in città un luogo unico, una sorta di museo/casa dei burattini.
«Nel settore cultura c’è stallo, non si capisce chi sarà punto di riferimento, cioè l’assessore: ora la delega l’ha il sindaco, va bene, per il momento. In città c’è fermento, ci sono tante attività su più fronti, la cultura non è ferma, si muove. Cecchi, con cui ho avuto divergenze, ha fatto il punto della situazione per capire lo stato e il metodo con cui procedere, tracciando un percorso che il sindaco sta proseguendo. Buone idee ce ne sono e altre sono state messe in piedi – spiega Colombo, membro di Varese 2.0, che poi arriva al punto -. La cultura si muove a tutto tondo, ma la “cenerentola” resta il teatro ragazzi».
Proprio il teatro ragazzi è il punto su cui Colombo vuole insistere: «Dopo un periodo di tante attività, c’è un’evidente assenza di interesse. Molti si sono spostati fuori Varese: la nostra compagnia, ma anche altre realtà come la Zattera, che ha spostato tante attività a Busto. L’unica realtà che storicamente rimane in città è quella del Teatro Franzato. Di contro c’è una domanda altissima, come evidenziato dall’esperienza degli spettacoli messi in scena al Santuccio, partecipatissimi. Credo si debba tornare a pensare al teatro ragazzi come importante per i bambini più piccoli, ma anche per le scuole della primaria, delle medie. E per le famiglie. È una forma pedagogica educativa e artistica di crescita, per una fascia di età che oggi è bombardata di proposte di intrattenimento prive di valori importanti, mentre il teatro ragazzi è da sempre ricco di questi valori, temi e contenuti alti. Una proposta di qualità che manca in città, un’occasione di crescita positiva. Si è persa sensibilità, sia per mancanza di soldi che per aspirazione».
Cosa fare, quindi, per rilanciare questa tipologia di teatro? «Serve lavorare su contenuti, ricerca, rassegne, festival tematici, collegamenti con altri linguaggi e forme d’arte. Servirebbe ricreare occasioni per stimolare i giovani a lavorare nel teatro ragazzi, con nuove produzioni, di qualità. La regia deve essere del Comune di Varese, per far sì che si abbiano i mezzi, i luoghi, gli spazi, gli attori e gli spettacoli da proporre – prosegue Colombo -. Per farlo servono sensibilità, regia e coraggio, investendo risorse e cercando bandi e altre possibilità. La grande chance è che il teatro ragazzi si paga da sè: c’è una domanda alta, si può sostenere da solo una volta avviata la fase iniziale. C’è da lavorare sulle strutture: il Politeama sarebbe perfetto, ma ce ne sono tante altre. Il teatro ragazzi non ha necessariamente bisogno di grandi teatri, bastano a volte piccole sale, come quelle parrocchiali o delle scuole. Le risorse sul territorio di Varese ci sono, soprattutto all’aperto: penso ad una riscoperta di parchi, giardini, quartieri dove portare i bambini e le famiglie, unendo la cultura al bello della città. In questo penso che Nature Urbane sia uno strumento importante e innovativo, la punta delle politiche culturali: va gestito e fatto in modo diverso, nuovo, migliore, portando anche ad un livello più alto. Mi spiacerebbe che proprio adesso, quando c’è un cambiamento significativo, si perdesse l’obiettivo di rilancio di questo settore. Il tema del teatro ragazzi è sottovalutato, ma in un momento in cui la cultura deve ritrovare contatto col territorio, con le famiglie, il teatro ragazzi è fatto apposta per coinvolgere. Farlo a metà mandato, sarebbe un segnale. È dai bambini che si ricrea la mentalità dei varesini. Il teatro che si muove nella città, che utilizza e riutilizza le strutture e i luoghi di Varese, lavorando in stretta sinergia con l’assessorato alle politiche educative. Serve volare alto e pensare in grande».
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