Paesaggi e paesaggisti, a Varese non sono più un mistero
Conversazione con Giuliana Gatti, delegata della provincia di Varese di Aiapp. Con Luisa Limido e Sara Pivetta da anni organizza corsi dedicati ed eventi
Da tre anni a questa parte a Varese la parola “paesaggio” è diventata di uso comune, e per dieci giorni ogni anno diventa anche protagonista di un festival, “Nature Urbane“. Quest’anno, poi, è stato protagonista di due incontri a Villa Panza, nell’ambito di Thinking Varese.
Vi siete, però, mai fermati a pensare a cosa si riferisca veramente la parola, “Paesaggio”? Noi abbiamo provato a chiederlo a chi di questo si occupa per lavoro, un architetto paesaggista: anzi, la responsabile per la provincia di Varese di Aiapp, l’associazione italiana di architetti paesaggisti: Giuliana Gatti.
Aiapp è una associazione culturale creata nel 1950 da Pietro Porcinai, proprio per spiegare alle persone cos’è questa figura e cosa vuol dire fare paesaggio. E’ formata da architetti paesaggisti ma anche da studiosi, che fanno ricerca nel campo del paesaggio. Giuliana Gatti è delegata della provincia di Varese. Con Luisa Limido e Sara Pivetta (attualmente segretario nazionale dell’associazione) da anni organizza corsi dedicati presso ordine degli architetti.
IL PAESAGGIO, UNA PAROLA DA SPIEGARE
«Sono contenta che si siano “accesi i riflettori” a Varese sul paesaggio: che effettivamente è un concetto che va un po’ capito, perché il suo significato non è immediato» Spiega Giuliana Gatti.«Innanzitutto quando si pensa a un paesaggista, si pensa per prima cosa a un pittore, dell’architetto paesaggista non si sa quasi nulla. C’è ancora molta strada da fare. Per questo è positivo che a Varese si faccia questo festival: un volano per far capire quanto siano importanti i luoghi in cui viviamo».
Proviamo con lei: ci dà una definizione della parola paesaggio?
«La convenzione europea parla di paesaggio come della componente estetica di un territorio. Ma io amo la definizione di Gilles Clement, che dice che è “quello che è alla portata del nostro sguardo”».
Un’altra differenza che spesso sfugge è quella tra giardiniere e paesaggista
«Il paesaggista organizza lo spazio all’interno del giardino, come estensione della casa. Il giardino è come se fosse una sequenza di stanze, che non hanno pareti. O meglio, ha pareti costituite da elementi naturali. Intendiamoci: ci sono bravissimi giardinieri che sanno bene organizzare lo spazio del giardino (che diventa paesaggio): Gianfranco Giustina, che cura il giardino dell’Isola Madre, è un bravissimo giardiniere che ha grande conoscenza botanica e senso del paesaggio. Ma non necessariamente dei giardinieri sono dei paesaggisti. Pietro Porcinai, che è stato uno dei piu grandi paesaggisti italiani ed è stato fondatore della associazione di cui faccio parte, era un filosofo. La definizione di questo mestiere un po’ complicata, in effetti: coinvolge l’arte, l’architettura, la botanica, l’orografia, la geografia e persino il sociale».
In più, quella del paesaggista era una figura che non aveva un percorso di studi, non era disciplinata: ora però si comincia a riconoscerne, finalmente, il valore
«Oggi la figura dell’architetto paesaggista è disciplinata: c’è una scuola di paesaggio, l’interateneo MIlano-Genova-Torino,, che ti permette di diventare architetto paesaggista. Ma è una scuola nuova, mentre nel resto d’Europa questo corso di studi è piu consolidato – spiega Gatti – Io per esempio mi sono formata in Germania, dopo la laurea, nel 1996, ed è stato li che ho conosciuto questa disciplina. Ora c’è piu attenzione, vedo anche nella clientela privata che sta aumentando la coscienza e la sensibilità rispetto al verde».
Come si vede il lavoro di un paesaggista?
«Uno dei grandi insegnamenti é: “Se ha fatto un buon lavoro, quello del paesaggista non si deve nemmeno notare”. La nostra missione non è cambiare la natura ma metterla in luce. Tant’è che spesso i contadini sono dei grandi paesaggisti. Penso alle vigne eroiche della Valtellina: hanno costruito paesaggi straordinari. Io per esempio faccio prevalentemente giardini privati, in collaborazione con gli architetti che realizzano la casa. Cerco di fare giardini naturali, basso consumo idrico e fruibili».
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