Dalla cronaca alla petizione. Ruotolo: «Il giornalismo deve garantire le democrazia»
Piattaforme come Change.org con un buon lavoro da parte del giornalista possono portare risultati importanti
Come si interseca il mondo del giornalismo con quello delle petizioni, come una domanda lanciata in rete può cambiare una legge? Se ne è parlato nel corso di Glocal 2019 al teatro Santuccio nella mattinata di sabato 9 novembre. Moderati dal vicedirettore di VareseNews Michele Mancino, hanno portato il proprio contributo la direttrice di Change.org Stephanie Brancoforte, il caposervizio de “il Tirreno” Ilaria Bonuccelli, il direttore de “il Salvagente” Riccardo Quintili e il giornalista Sandro Ruotolo.
Non poteva che aprire l’incontro la direttrice della più grande piattaforma sociale per il cambiamento sociale, Change.org, Stephanie Brancaforte, spiegandone dimensioni e caratteristiche: «A oggi abbiamo nove milioni di utenti in Italia, siamo presenti in 196 paesi. Stiamo lavorando molto per diventare autosostenibili, il modello di business della nostra piattaforma però, per rispondere alla critiche, è molto trasparente. La petizione deve essere un elemento di una campagna, non uno strumento isolato»
Sandro Ruotolo, giornalista sotto scorta dopo le minacce ricevute per il suo lavoro sulla Camorra, fa un ragionamento più ampio sul comportamento del giornalista:«La storia di Libero Grassi, ucciso da Cosa nostra perché non voleva pagare il pizzo, sarebbe andata diversamente se non fosse stato lasciato solo. Però quella vicenda ha innescato un meccanismo emulativo, è stata una prima forma di petizione. Se in Italia ci sono 24 giornalisti sotto scorta è anche segno che i colleghi non stanno facendo il proprio lavoro. Ecco perché la solidarietà serve e le petizioni sono uno strumento per metterla in atto. Il giornalista per essere libero deve essere capace di liberare il territorio. Quando a febbraio volevano togliermi la scorta ho ricevuto tantissime manifestazioni di solidarietà e sono state fatte diverse petizioni a supporto. Internet oggi è fondamentale per l’uso e l’importanza anche di Change e altre piattaforme. Personalmente ho fatto diverse petizioni, le uso come termometro, uno strumento anche di garanzia. In questo periodo dell’elogio dell’ignoranza si riconosce il ruolo del giornalista e la necessità che tutti possano lavorare per l’opinione pubblica».
Ilaria Bonuccelli caposervizio de Il Tirreno. Non un quotidiano a caso, ma quello che usa Change.org ormai come strumento per unire lotte civili e cronaca. «Siamo partiti da un fatto di cronaca, la prima petizione è stata su alcol e minori dopo un episodio in Verislia. In Italia fino al 2012 era possibile vendere alcol ai minori, i locali notturni non potevano ma le attività commerciali sì. Da lì è nata l’idea di fare una cosa “donchisciottesca” e abbiamo utilizzato change.org per cambiare la legge. A seguire sono nate tante storie e in 10 giorni abbiamo raccolto 110mila firme. Alla fine siamo riusciti a far approvare degli emendamenti all’interno della Legge Balduzzi sulla sanità. Da quel momento in diverse occasioni abbiamo usufruito del servizio della piattaforma di petizioni per contrastare le chiamate promozionali senza controllo o i braccialetti antistalker».
Riccardo Quintili, direttore de “Il Salvagente”, spiega come le petizioni sono uno strumento importante non solo a livello nazionale, perché grazie a questo strumento si possono superare i confini nazionali: «Il Salvagente è il giornale dei diritti dei consumatori e quindi del cittadino. Prima ancora delle piattaforme attuali c’erano comunque inchieste e movimenti. Le cartoline all’interno de “Il Salvagente” da mandare a Chiquita per il miglioramento delle condizioni dei lavoratori è stata una delle prime forme di petizione legata al giornalismo. Con Change.org abbiamo fatto diverse azioni su più campi e argomenti. Come Salvagente non abbiamo gelosia nelle notizie, anzi, è nostro intento cercare di divulgarle il più possibile. Il nostro caso più eclatante è quello sui fanghi tossici, abbiamo raccolto 80mila firme ma l’obiettivo è non fermarsi e continuare a raccontare questa storia sui giornali».
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