Da impresa storica a parte di una multinazionale: gli studenti a contatto con il mondo Usag

I ragazzi di terza media ospiti all'interno della sede di SWK Utensilerie di Gemonio, l'azienda che da oltre 90 anni è sinonimo di utensili da lavoro e che oggi è nell'orbita del colosso Stanley Black & Decker

SWK Utensilerie - Pmi Day 2019

La visita all’interno della Usag (la denominazione ufficiale è “SWK Utensilerie”) per gli studenti delle scuole medie di Gemonio, è un “grande classico” che si perpetua negli anni. Da qualche tempo i ragazzi che si addentrano nella più storica e importante fabbrica del territorio, sono coinvolti nel Pmi Day, l’iniziativa voluta e coordinata dall’Unione Industriali della provincia di Varese per avvicinare i giovani alle aziende.

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Gli studenti in visita alla SWK Utensilerie 4 di 16

Così quest’oggi – giovedì 14 novembre – i cancelli tra via Solferino e via Salvini (poco più avanti si trova il mulino-museo del famoso pittore locale) si sono aperti per 22 ragazzi, accompagnati all’interno dei reparti dove nascono diverse tipologie di attrezzi: i cricchetti, le chiavi “a T” e le dinamometriche, le tre lavorazioni tutt’ora rimaste in carico allo stabilimento gemoniese dopo i diversi passaggi di proprietà dell’azienda avvenuti negli ultimi trent’anni.

«Un periodo nel quale la Usag ha cambiato pelle passando da azienda padronale a parte di una multinazionale» ha sottolineato Eleonora Fossa, nell’incontro con gli studenti che ha concluso la visita. Fondata nel 1926 e diretta per oltre sessant’anni dalla famiglia Amos, la Usag è quindi stata acquistata dalla francese Facom all’inizio degli anni Novanta; più recente invece l’acquisizione a stelle e strisce da parte del colosso Stanley, oggi divenuto Stanley Black & Decker dopo la fusione con la multinazionale famosa per la produzione di trapani. Un supergruppo che ha l’obiettivo (in tutto il mondo) dei 20 miliardi di dollari di fatturato nel 2020, all’interno del quale la “vecchia Usag” mantiene il proprio marchio e rimane un punto di riferimento in Europa grazie anche alla qualità garantita dalle sue maestranze e dalle lavorazioni.

Per i giovani studenti, la visita guidata si è trasformata in una sorta di “ripasso interdisciplinare”, perché attraversare un impianto produttivo come quello della Usag significa anche affrontare sul campo argomenti che vanno dalla chimica – quando si parla di cromatura delle chiavi – alla fisica, dall’economia («In questo punto della vecchia officina ci sono delle aperture nel muro: far passare i tondini di acciaio da qui, permise un grande risparmio di tempo, di forza lavoro e in sostanza, di denaro» racconta un caporeparto transitando nella zona dello stoccaggio materie prime) all’organizzazione aziendale.

E poi c’è la parte, in qualche modo, scenografica e storica: quella dei reparti produttivi in cui, ancora “si batte il ferro” anche se i magli oggi hanno anche una serie di accorgimenti automatici e robotici che permettono di limitare l’intervento degli operai e aumentare gli standard di sicurezza. Ma veder stampare l’acciaio rovente con colpi di stampo poderosi, e osservare l’addetto che con poche mosse rifinisce il pezzo e lo mette a raffreddare, è sempre uno spettacolo. E dà il senso dell’importanza delle persone in un mondo sempre più tecnologico, elettronico, standardizzato.

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 14 Novembre 2019
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