L’energia vitale
di Yuri Sansilvestro
Il racconto della domenica è a cura della scuola di scrittura creativa Edizioni del Cavedio coordinata da Fiorenzo Croci.
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Il giovane scrittore amava Bukowsky e beveva birra con l’amico Franz, e in uno di quei magici momenti scrisse che Charles era morto, e tutti noi ce lo ricordiamo ancora quando venne in redazione con quel suo pezzo e tremava come a un esame, e il più comico di noi, il miglior cavallo di razza che la redazione avesse mai avuto, ne ebbe a male perché anche lui scriveva libri e si chiamava Charles, e allora a sua volta buttò giù quella pagina meravigliosa che si intitolava Ti amo, tenera tata, e l’art-director, un tipo che sullo stomaco aveva un pelo lungo così, disse… una stronzata del genere non l’ho mai letta in vita mia, tranne quella di quel farmacista che si credeva un genio e ci aveva spedito un racconto pulp, quella nessuno poteva superarla, e allora nella mente mi passò un pensiero e subito lo fermai su un foglio bianco, lo leggevo e rileggevo e nel mio piccolo lo trovavo formidabile, e chissà quanti altri prima di me, nel fluire dell’energia vitale, avevano osservato quel pensiero passare lì davanti e non lo avevano colto, e quanti invece l’avevano sì fermato, su un pezzo di legno, su di una tela, oppure proprio su un foglio di carta, e quel pensiero era di sicuro già stato formulato, in altro modo, nella letteratura… E la letteratura circolava da una testa all’altra, da un’anima all’altra, e ognuno trovava uno spiraglio personale, una comprensione che era la sua, e nella nostra rivista l’energia era un fiume in piena, e se una sera ci trovavamo in dieci c’erano dieci discorsi diversi e simultanei, e ognuno li seguiva tutti, e se c’erano dieci bottiglie era un disonore se tutte e dieci non toccavano il fondo, e l’editore diceva sempre cribbio, qui non si vende una copia, e aveva ragione, quando si parlava di soldi sembrava che non avesse mai fatto altro nella vita, e la nostra esistenza assomigliava sempre più a quella dell’amico Franz che viveva in una catapecchia come un barbone, e forse lui aveva già capito quello a cui noi stavamo arrivando, ma per un’altra strada, perché le cose stanno in un certo modo e ci sono mille strade che portano a comprenderle. E questa, di nuovo, è letteratura.
Racconto di Yuri Sansilvestro, illustrazione di Renato Pegoraro
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