Ortopedia all’avanguardia in Italia per le protesi d’anca
Il dottor Merlo ha importato dagli USA una metodica che riduce dolore, tempi di recupero, insuccessi e trasfusioni. Ortopedici da tutt'Italia invitati a impararla
Si chiama “SuperPath” ed è una metodica mininvasiva per effettuare la protesi d’anca.
Dal 2016, il dottor Marco Merlo la utilizza all’ospedale di Busto Arsizio e di Saronno: primo in Italia ad averla importata dagli Stati Uniti, riceve visite dagli specialisti di altri ospedali che vogliono capirne tecnica e vantaggi. Proprio in questi giorni, l’equipe di ortopedia del CTO di Napoli, guidata dal primario Luigi Cioffi, è ospite del reparto di Busto per apprenderne la tecnica.
« Rispetto al passato – spiega il primario di ortopedia del Circolo – si ha una minor perdita di sangue, una ripresa più veloce perché non si tagliano tessuti, e un costo sanitario decisamente più contenuto».
In questi anni, sono già 600 i pazienti che sono stati operati con questa metodica, applicabile nella gran parte dei casi, anche se non in tutti.
La novità sta nel taglio di 7 centimetri da dove far passare la protesi mentre un foro laterale permette l’inserimento dello strumento con cui fresare l’osso che andrà a ospitare la coppa. Attraverso quell’incisione, da dove si arriva all’osso separando muscoli e tendini, si procede con il taglio della testa del femore e l’innesto del perno protesico che va a inserirsi nella capsula: « Viene così restituita al paziente un’articolazione il più possibile simile ad un’anca fisiologica. Il rischio di lussazione è inesistente» spiega il primario.
Il paziente può mettersi in piedi già il giorno stesso o, al massimo, quello successivo; viene dimesso in cinque giorni ( contro i 9 delle altre metodiche) e anche la riabilitazione diventa meno gravosa perchè si può fare in ambulatorio: « Le differenze più significative le abbiamo riscontrate sui giorni di degenza in Ospedale: da 16 giorni (con la precedente metodica) a 9 giorni con la SuperPATH (minimo 3, massimo 12 giorni). Ciò è consentito dal rapido recupero funzionale: il paziente deambula il giorno dopo l’intervento. Non sono previste limitazioni particolare sulla mobilità articolare e non vengono utilizzati gli abituali accorgimenti antilussazione (cuscino fra le gambe, alza-water, etc). Il dolore postoperatorio è ridotto.
Dopo 20 giorni il paziente può guidare l’automobile e può tornare alla sua vita in tempi brevi» spiega il dottor Merlo.
La protesi d’anca si rende necessaria in caso di artosi, necrosi della testa femorale, fratture. I pazienti più frequenti sono le donne sopra i 70 anni che sono anche le più soggette a fratture ossee a causa dell’osteoporosi.
Questa operazione rappresenta circa il 10% della casistica del reparto dove si interviene soprattutto sulle fratture di femore: lo scorso anno su 2900 interventi, sono stati eseguite circa 290 protesi con la tecnica SuperPath.
La richiesta, però, è molto elevata. La tecnica innovativa ma anche la lunga tradizione del Circolo di Busto Arsizio in questo campo, attraggono anche molti pazienti da fuori provincia e fuori regione: i tempi di attesa sono all’incirca di due anni mentre settimanalmente viene effettuata una decina di interventi di protesi dell’anca.
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