Da mesi ai domiciliari senza il permesso di fare la spesa, i legali: “Tortura”

I legali di Sara Costenaro, arrestata nell'ambito di un'operazione su un traffico di rifiuti, denunciano le privazioni a cui è sottoposta la donna, madre di un bambino di 3 anni e sola

giustizia giudice

Ad ottobre dell’anno scorso abbiamo dato notizia dell’operazione della Procura di Milano relativa ad un traffico di rifiuti organizzato dal figlio di un boss della ‘ndrangheta, Angelo Romaniello. Ad alcuni mesi di distanza i legali di Sara Costenaro, ingegnere ambientale finita agli arresti domiciliari per aver favorito questo traffico di rifiuti, hanno deciso di scrivere ai giornali una lettera in cui spiegano la situazione che sta vivendo la donna alla quale sarebbe stato negato anche di lavorare o andare a fare la spesa. Di seguito il comunicato firmato dal legale Fabio Rizza nel quale denuncia la situazione in cui vive l’indagata.

La Dott.ssa Sara Costenaro è imputata in un procedimento penale avente per oggetto la gestione illecita di rifiuti assimilabili agli urbani (non pericolosi) avendo essa, dottoressa in chimica, fatto da consulente ad alcuni soggetti che si sono resi protagonisti del riempimento di capannoni di plastica e carta.

Va specificato che alla Dottoressa sono stati contestati tre episodi illeciti, contro le decine di capi di imputazione relativi agli altri imputati. Va aggiunto che tra gli addebiti della Dottoressa Costenaro, non vi sono episodi di inquinamento dell’aria, dei terreni e della falda e nessun rifiuto è pericoloso o tossico nocivo. Solo rifiuti assimilabili, cioè plastica, metallo e carta.

La Dott.ssa Costenaro assisteva più di 30 clienti, due dei quali sono la SMR e la Salcon di Como coinvolte nell’indagine, imprese che hanno gestito i rifiuti in modo illecito. Gli altri clienti svolgevano e svolgono tuttora attività nel campo ambientale, in modo perfettamente regolare.

Perché la Dott.ssa Costenaro è stata citata da alcuni giornali che hanno riferito di questa importante inchiesta e le sue dichiarazioni intercettate hanno “fatto notizia”? Perché quando la consulente si è accorta che le attività dei gestori dei siti suddetti erano perlopiù irregolari, ha dapprima loro proposto siti autorizzati dove smaltire i rifiuti (per svuotare i capannoni) e, successivamente, vista la natura dei soggetti ai quali faceva da consulente, ha fatto alcune affermazioni telefoniche (sotto registrazione), al limite del parossismo, del tipo “se mi volessero direttrice tecnica dovrebbero darmi un miliardo”, proprio ad indicare il contrario. E cioè che non avrebbe voluto avere più nulla a che fare con tali soggetti, cosa che fece un anno prima dell’arresto (vedasi la dichiarazione
intercettata “solo uno n’dranghetista fa questi affari”). Va specificato che il processo che riguarda la Dott.ssa Costenaro non riguarda malavita organizzata o mafia.

Ma cosa è successo, nel dettaglio, alla Dottoressa Costenaro? L’otto di ottobre è stata posta agli arresti domiciliari. Con un bambino di tre anni, senza che l’imputata avesse uno straccio di familiare ad assisterla; né il compagno, che ha abbandonato la famiglia due anni fa, né i genitori, morti di recente. Senza la possibilità di comunicazioni con l’esterno. E all’imputata sono sistematicamente perfino respinte tutte le richieste di poter fare la spesa.

Il Dott. Davigo, in una recente simpatica dichiarazione (passata alla cronaca come “il paradosso di Davigo”), ha parlato di un ipotetico uxoricida a cui, comunque, viene data la possibilità di andare a fare la spesa e di recarsi al lavoro. Alla Dottoressa Costenaro, no. Destinata, evidentemente, a morire di fame, nello sporco, con un bambino piccolo.

Qui si comincia a percepire come una misura cautelare possa divenire una tortura. Istanze rigettate perché la consulente non ha compreso il disvalore di quello che ha fatto: alla faccia di centinaia di anni di cultura giuridica, dove le responsabilità si accertano con il processo.

Cinque istanze di conversione della misura cautelare, con l’obbligo di firma, tutte rigettate. Intanto tutti i clienti hanno ritenuto, cautelativamente, di “licenziare” la propria consulente e la Dottoressa si trova senza un lavoro. Ma se di tortura si deve parlare, che sia veramente tale! Controlli continui dei Carabinieri, a tutte le ore, fino a quattro volte al giorno. E, perché no, anche alle due di notte, in modo da annichilire la psiche di mamma e bambino. Con grande soddisfazione dei grandi criminali, che vedono impegnate altrove le Forze dell’ordine. La punta dei controlli (cinque in trenta ore) della “pericolosa mamma con bambino” è avvenuta intorno a Natale.

Infine, il 7 di febbraio, dopo quattro mesi di arresti domiciliari, si arriva al paradosso. Alla Dottoressa Costenaro perviene una offerta di lavoro da una serra florovivaistica della zona di Como. Vengono richieste poche ore di permesso per poter raggiungere il posto di lavoro. Ma niente. Il Tribunale respinge l’istanza e dice che per poter lavorare bisogna dimostrare lo stato di indigenza (forse le foto del bambino che comincia a contorcersi dalla fame?).

La cosa inquietante è che questa istanza aveva il parere favorevole del Pubblico Ministero. La Dott.ssa Costenaro avrebbe voluto incontrare la Stampa a margine dell’udienza del giorno 11 febbraio 2020 alle 9,30, ma non è stata neppure autorizzata a partecipare al processo per difendersi.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Febbraio 2020
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