Un pranzo gustato ad occhi chiusi
E' quello che ha proposto l'unione italiana ciechi a ospiti del centro diurno aperto di via Maspero e a studenti dell'insubria. Per scoprire quanto molto più di quel che crediamo sia possibile
Di fianco a forchetta e coltello c’era non il tovagliolo, ma una benda scura, da legare sugli occhi. Era questo l’ingrediente principale del "pranzo al buio" servito al centro diurno aperto nella giornata di marted’ 3 aprile.
Un pranzo che ha insegnato a utenti del centro, lavoratori e studenti dell’università dell’insubria che mangiare senza guardare si può. E che ci si può fidare del gusto e dare più importanza al silenzio.
A guidare la degustazione innanzitutto Lucia, giovane laureata non vedente e Grazia, casalinga madre di 9 figli che ha perso la vista a 35 anni, ma non ha smesso di cucinare: panzerotti fritti compresi. E a fare a prova, tra gli altri, anche il dirigente dei servizi sociali Maria Albanese, che ha fatto da "padrona di casa" al Centro, e il parroco di san Fermo don Germano.
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