Il dolore del personale del Bellora: “Qui rispettiamo le norme e le persone”
I decessi sospetti Covid sono undici. Dopo le accuse di una sigla sindacale autonoma, abbiamo verificato nel dettaglio la situazione della struttura, con direzione, parenti e sindacati. "Tutti gli strumenti di protezione garantiti, Nas non hanno trovato irregolarità".
«Qui tutti stanno dando il massimo, ci mettono il cuore». Alla Rsa Bellora – come in ogni altra struttura – il lavoro quotidiano, nei giorni del Coronavirus, è intenso. Maggiori precauzioni, tempi più lunghi per svolgere ogni mansione, la necessità di tenere rapporti con le famiglie ed evitare l’isolamento psicologico delle persone da quando – 24 febbraio – le visite sono state sospese.
Per questo le accuse del sindacato autonomo Shc Oss hanno ferito prima di tutto il personale impegnato, a tutti i livelli. «I lavoratori sono arrabbiati per l’immagine sbagliata che è stata data della struttura e del loro operato» dice Gianluca Signorella, delegato alla sanità privata e socio assistenziale della Uil Flp. Signorella sta monitorando, da sindacalista, tutte e strutture del territorio: conosce i limiti delle indicazioni date alle Rsa («da governo e Regione»), dettaglia i tempi di “reazione” delle singole strutture. «Non capisco l’attacco alla Rsa Bellora. Che è anche un attacco ai lavoratori, quando si accusano lavoratori di aver accettato – e non è vero – di lavorare senza strumenti di protezione».
Il sindacato Shc ha anche indicato il numero di morti nella struttura, 35, senza distinguere i sospetti Covid dagli altri. Qui la Fondazione Bellora ha voluto rispondere con la massima chiarezza: “Il numero dei decessi, ben più contenuto, presenta solo undici casi con parziale sintomatologia della malattia ma ciò senza riscontro con tampone rino-faringeo poiché solo in data 24.04.2020 l’ATS Insubria ha fornito i relativi kit per gli ospiti ricoverati”. Insomma: l’ufficialità non c’è, a fronte dei limiti del monitoraggio da parte dell’Ats di Regione Lombardia, ma il contagio è stato monitorato, senza nascondere l’esistenza di casi sospetti.
«Anzi: abbiamo sempre trattato e segnalato anche come sospetti Covid tutti i casi in cui la temperatura corporea superava i 37.5» spiegano dalla direzione di piazza Giovane Italia (la Fondazione ha anche posti in via Agnelli).
Va ricordato che la Rsa è “blindata” dallo scorso 24 febbraio, quando venne deciso un protocollo di prevenzione condiviso tra le tre case di riposo gallaratesi, per ridurre al minimo i rischi di contagio dall’esterno.
Già da quella data, assicurano, “al personale operante erano stati forniti guanti, mascherine chirurgiche e camici mono uso, oltre una dotazione personale di gel disinfettante da 500ml, ed erano stati somministrati corsi sulle condotte di prevenzione del contagio. In ogni medicheria di struttura erano e sono regolarmente disponibili tutti i DPI per il personale”. Non ci sarebbe neppure contagio dal personale, stando al dato ufficiale: “Nessuno degli operatori sanitari della RSA assente nel periodo dal 24.02 ha fatto pervenire comunicazione di malattia dovuta a COVID 19. Il tampone rino-faringeo effettuato sul personale rientrato in servizio dopo la malattia ha dato esito negativo. La rappresentanza di base SHC conta nella RSA Bellora solo 3 iscritti e nessuno in servizio con sintomi da virus”.
Il contagio tra gli ospiti, seppur non ufficializzato, c’è stato e la Fondazione aveva già due settimane fa chiarito a presenza di casi sospetti. «Abbiamo sempre operato nel rispetto delle norme e delle persone: mercoledì abbiamo ricevuto la visita del Nas, dopo la segnalazione della sigla sindacale, e non hanno trovato irregolarità».
Tra i parenti, come per ogni Rsa, c’è stata preoccupazione, anche dopo le prime informazioni su sospetti casi e anche in una fase in cui non è stato facile avere contatto costante con i propri congiunti (qui come in altre strutture si deve considerare il forte carico sul personale). D’altra parte anche testimonianze di parenti che hanno avuto possibilità di vedere per l’ultima volta i propri cari ci confermano la presenza dei dispositivi di protezione.
«Non ci risultano criticità sul Bellora» conferma infine anche Anna Muggianu, segreteria Cgil Fp. Quanto al contagio e ai morti, «hanno ormai toccato tutte le Rsa, a fronte anche dei ritardi nel monitoraggio da parte delle Ats di Regione Lombardia».
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