Verso la riapertura di asili e campi estivi: conti e proposte
Come si stanno muovendo le principali città del Varesotto per i bambini e le linee guida cui sta lavorando il Comitato di esperti del Ministero dell'Istruzione
Lavaggio mani e temperatura misurata in ingresso, distinzione per piccoli e piccolissimi gruppi (divisi per fasce di età e ciascuno gestito da un educatore) come isole che non si mescolano mai, sanificazione continua, preferenza per le attività all’aperto e precedenza per i bambini con entrambi i genitori lavoratori o in situazioni di fragilità. Questi i punti attorno ai quali sta ragionando il Comitato tecnico scientifico convocato dal Ministero dell’Istruzione per far ripartire i servizi per la prima infanzia (0-6 anni) e i centri estivi nel mese di giugno.
Oggi, giovedì 7 maggio le prime indiscrezioni, ma il tempo stringe e i Comuni non vogliono farsi trovare impreparati dal prossimo decreto. Per questo già nelle scorse settimane, alcuni assessori hanno iniziato a coinvolgere famiglie, scuole materne, dirigenti scolastici, oratori e realtà educative per iniziare a mettere in campo idee e risorse per affrontare la sfida della riapertura anche per i bambini, a casa da due mesi e mezzo ormai.
Spazi, bambini, educatori, costi: Varese fa i conti
Tra le città più grandi del territorio particolarmente attiva su questo fronte è il capoluogo che ha già costituito dei veri propri tavoli di lavoro e distribuito alle famiglie dei questionari per iniziare a mappare innanzi tutto le necessità dei genitori per i prossimi mesi.
“L’idea è evitare improvvisazioni e ripensare tutti insieme il ruolo dei servizi educativi, coinvolgendo scuole e pedagogisti ma anche medici pediatri e famiglie per mettere a punto la migliore proposta possibile con l’obiettivo di garantire diritti, salute e servizi ai bambini, agli operatori e ai genitori, che spesso lavorano entrambi e hanno necessità di mantenere entrambi il loro lavoro”, spiega l’assessora ai servizi educativi Rossella Dimaggio con delega anche alle pari opportunità.
In attesa che arrivino indicazioni precise dal Ministero la città giardino inizia a fare due conti: quanti bambini in situazione di maggiore necessità, quanti spazi, esterni ed interni a disposizione e quanti educatori, maestri e formatori – oratori e parrocchie inclusi – ci sono a Varese. Il tutto calcolato sui tre principali fronti: bambini 0-6 anni, centri estivi e scuola. Anche se su quest’ultimo fronte, quello dell’istruzione, l’orizzonte è settembre.
“L’auspicio è poter offrire i servizi a tutti i bambini, ma se i numeri non lo consentiranno bisognerà pensare di dare precedenza ai genitori che lavorano e alle situazioni di fragilità”, precisa l’assessora che ipotizza anche due livelli di servizio. Il primo, aperto tutta la giornata per famiglie con specifiche esigenze lavorative e una seconda offerta, fatta di poche ore, più occasionale, per garantire dei momenti di socialità a ogni bambino con micro attività diffuse.
Altro tema caldo saranno i costi: “Speriamo in un sostegno economico ad hoc o che il nuovo bonus babysitter sarà spendibile anche per i centri estivi perché per garantire microgruppi il rapporto tra educatori e il numero dei bambini sarà più stretto e quindi il costo del servizio maggiore e dovrà essere sostenibile per gli asili, per i comuni e per le famiglie”, auspica la Dimaggio.
Busto Arsizio ragiona sulla fascia 0-6
Al lavoro anche la città di Busto Arsizio, dove l’assessorato ai servizi educativi, affidato all’ex sindaco Gigi Farioli, ha iniziato a ragionare dalla prima infanzia, a partire dal tavolo già esistente che coinvolge assieme al Comune le diverse materne convenzionate. “Il primo obiettivo su questo fronte è pensare recuperare spazi e personale aggiuntivo per i servizi rivolti ai piccolissimi – spiega Farioli ricordando che il Comune si è già speso per sostenere economicamente durante il lockdown queste realtà – Per i più grandi l’idea è mettere attorno a un tavolo, virtuale naturalmente, le diverse realtà che solitamente si occupano dell’estate dei bambini e ragazzi, a cominciare da oratori e associazioni sportive per pensare a come muoversi su un terreno su cui fino a ieri l’ipotesi di una ripartenza in tempi brevi era molto remota. La vera sfida in questi contesti sarà far mantenere le distanze. Aspettiamo le indicazioni nazionali”.
Gallarate aspetta e punta sulla didattica a distanza
“Per proporre alle famiglie delle soluzioni credibili non è possibile prescindere da due prerogative ad oggi assenti – spiega Massimo Palazzi, assessore ai servizi educativi di Gallarate – Bisognerebbe innanzi tutto conoscere i principi, le linee guida organizzative che il Ministero dell’Istruzione non ha ancora fornito e poi bisogna lavorare sull’adeguamento delle strutture”, aggiunge con riferimento all’edilizia leggera, come possibile soluzione per ricavare spazi aggiuntivi da dedicare ai bambini, nel rispetto delle distanze. “Ma anche su questo fronte servono criteri condivisi: se la distanza deve essere un metro o un metro e mezzo nell’organizzazione di una classe, banalmente, la differenza è significativa e purtroppo non sembra ci siano idee chiare in materia”.
L’attenzione del Palazzo comunale per ora si concentra su settembre, al rientro a scuola: “La didattica a distanza sarà certo imprescindibile e stiamo lavorando per recuperare ora i device necessari, sostituendo quelli più obsoleti nelle scuole in modo che possano essere meglio attrezzate”.
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