Marcegaglia: “Articolo 18, l’indennizzo deve essere la regola”

Venerdì 16 e sabato 17 marzo a FieraMilanocity il convegno organizzato da Confindustria dal titolo “Cambia Italia. Riforme per crescere”. Varesenews seguirà in diretta i lavori

Inizia venerdì 16 marzo, la due giorni a FieraMilanocity organizzata da Confindustria dal titolo “Cambia Italia. Riforme per crescere”. Il convegno avrà come relatori ospiti di caratura internazionale, rappresentanti del governo Monti, economisti e politici. Varesenews seguirà i lavori con una diretta a partire dalle 14 e 30 con i saluti del sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Interverranno  il premier Mario Monti, il ministro Corrado Passera, il presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso, Dennis J. Snower, presidente Istituto per l’Economia Mondiale, Klaus Schwab, fondatore ed executive chairman World Economic Forum, Frank–Walter Steinmeier capogruppo SPD, Giuseppe Mussari, presidente di Abi.

Emma Marcegaglia – la presidente di Confindustria ha incontrato i giornalisti  in sala stampa, prima dell’inizio dei lavori. «Sugli ammortizzatori sociali abbiamo 5 anni di transizione tra il vecchio sistema e il nuovo. Sull’articolo 18 la reintegra, secondo noi, dovrà essere l’eccezione per i licenziamenti discriminatori, negli altri casi ci vuole l’indennizzo. Per noi questa è la regola. Aspettiamo di vedere la proposta del ministro Fornero.  Stiamo lavorando alla riforma, c’è preoccupazione per un testo che prevede anche sulle forme  di buona flessibilità, come l’apprendistato e i contratti a termine, un aumento di costo significativo, maggior burocrazia e  soprattutto incertezza. Non possiamo accettare un extra costo e non bisogna irrigidire il sistema per le imprese. In germania il contratto a termine  ha lo stesso costo del contratto a tempo subordinato. Le trattative si fanno mettendosi a un tavolo e ragionando. Deve essere chiaro a tutti, e credo che per il presidente Monti lo sia, che se ci dovessimo presentare ai mercati con una piccola riforma, soprattutto della flessibilità in uscita, la loro reazione sarebbe negativa».

Giuliano Pisapia (sindaco di Milano)- «
Milano città per ripartire e ritrovare un futuro condiviso. Ce la stiamo facendo torneremo a crescere, ma solo se le riforme non escluderanno nessuno a priori. Allo slogan "Cambia Italia" aggiungerei la parola "insieme" per la coesione sociale e culturale. Anche all’estero ora parlano bene di noi. E’ necessaria una buona politica e una buona politica ma ci vuole coraggio e responsabilità. La politica deve lasciare riforme per tutti e non per pochi. Prima di andare al voto ci vuole una nuova legge elettorale in modo che i cittadini possano scegliere e non subire. Serve una destra rispettabile e rispettosa del bene comune e una sinistra coraggiosa che non abbia paura di governare. Sì alle regole e alal concorrenza trasparente. Dobbiamo stringere un patto sociale basato sul rispetto e non sulla forza. L’articolo 18, ad esempio, si riferisce ai licenziamenti discriminatori e nelle piccole imprese non si applica». 


Alberto Barcella (presidente Confindustria Lombardia) – «Confindustria chiede all’Italia di cambiare. Il territorio lombardo parte avvantagiato per le eccellenze che esprime, opportunità che va utilizzata a vantaggio del Paese. L’economia viaggia sui tempi immediati di una società sempre più mobile, quasi liquida. E quindi dobbiamo sviluppare produzioni ad alto valore aggiunto per consumatori sempre più differenziati. Il Paese deve cambiare in fretta e quindi ci vogliono infrastrutture adeguate, burocrazia meno opprimente, mercato del lavoro moderno, sistema educativo all’altezza. La crescita passa per il cambiamento. "Cambia prima di essere costretto a farlo", questa è la nostra ultima chance».

Guido Podestà  (presidente Provincia di Milano) – «Ciò che non riusciamo a dominare in questo momento è la dimensione tempo. I tempi della giustizia, sono fondamentali per l’attrattività  degli investimenti stranieri. Ho sentito dire il sindaco di Milano che c’è bisogno di una destra rispettabile e rispettosa del bene comune. Io mi sento di dire che abbiamo bisogno di avere una classe politica nel suo insieme responasabile per il bene del Paese».

Raffaele Bonanni (segretario generale Cisl) – «Abbiamo fatto il grosso, ora manca il piccolo, le limature. Occorre fare un patto sociale per la crescita per risolvere tutti quei problemi, dalle infrastrutture alla mafia, che ostacolano gli investimenti stranieri e italiani. Il sindacato è unito, tutti devono andare verso gli altri per un obiettivo comune, non c’è interesse di nessuno a fare questa riforma senza la Cgil. Non so se martedì chiuderemo con la Fornero, certo è che questa settimana è andata molto meglio dell’altra. La crescita non la si fa con il mercato del lavoro, ma bisogna fare questo accordo, in cui io credo, perché ora è possibile farlo. Ieri sera ero molto soddisfatto perché i partiti che reggono la maggioranza si sono mossi allo stesso modo, la politica serve ad unire e non a dividere,  è stato un buon segno. Io spero che appena fatto l’accordo,  il governo – e voi di Confindustria spero siate disponibili a chiederlo – faccia un vero e proprio patto per la crescita, perché il paese va avanti se affronta i nodi che lo hanno bloccato: dalla Val di Susa a Brindisi chiedono un intervento deciso e autorevole di tutti i soggetti interessati, con trasparenza. Per ristrutturare l’articolo 18, bisogna togliere dall’area della norma i licenziamenti economici individuali. L’articolo 18 riguarderà solo gli abusi e le discriminazioni. Le flessibilità di Biagi sono quelle buone. Quelle non buone sono le partite Iva che in realtà sono lavoratori dipendenti. Io chiedo a Confindustria che questa partita si chiuda».

Luca Paolazzi (presidente del Centro Studi Confindustria) autore del rapporto biennale– «Senza riforme il pil pro capite nel 2030 sarà di 2760 euro a testa e di 253 miliardi più elevato di oggi. Con le riforme potrà aumentare di 872 miliardi di euro, cioè 11.160 euro per abitante. Sono trend, non previsioni, e obiettivi minimi. Le leve su cui agire sono conoscenza, concorrenza, burocrazia e partecipazione al lavoro. Bisogna dunque creare le condizioni nella politica affinchè ci sia una sana competizione tra i partiti, tra opposti schieramenti, ma senza delegittimazioni e dentro i paletti di una cultura delle riforme consivisa e radicata. Dobbiamo cogliere questo attimo fuggente».

Marco Tronchetti Provera (presidente Pirelli)- «Il vero successo di questo governo è quello che sarà fatto. La nostra capacità di farci del male è stata superata sorprendendo ancora una volta noi stessi: percepiti fino a poco tempo fa come l’anello debole della catena, determinando così il deflusso degli investimenti stranieri e in particolare quelli statunitensi, oggi stiamo dando la rotta agli altri. Bisogna chiedersi: fino a che punto questa possibilità di dialogo porterà a un cambiamento reale, se poi tra quindici mesi si ricomincerà come prima? La vera sfida è riuscire a creare un momento vitale con le liberalizzazioni e con il superamento della ricerca del consenso delle singole corporazioni. Le prossime elezioni vedranno un programma di governo che guardi avanti senza la ricerca di un consenso facile? Ne saremo capaci? ».

Giuseppe Mussari (presidente Abi- associazione bancaria italiana) – «Noi eravamo dentro il baratro, non sull’orlo. Il merito di esserne usciti è da assegnare al governo, al parlamento e alle parti sociali. La riforma del lavoro diventa fondamentale perché noi abbiamo un modello arretrato nella flessibilità in entrata, con le false partite iva e  le false associazioni in partecipazione. Ma a un mondo della domanda che non è stabile, il mondo dell’offerta non puo’ che adeguarsi, quindi non bisogna rendere rigido l’ingresso. La flessibilità in uscita apre la discussione sull’articolo 18, nato negli anni ’70 perché serviva ad evitare i licenziamenti discriminatori a chi faceva attività sindacale. Ma chi non discrimina deve avere in mano uno strumento e non puo’ essere costretto alla reintegra del lavoratore».
Sulla norma relativa alle commissioni bancarie Mussari ha risposto: «Le banche vivono se ci sono le imprese, ma se la norma sulle commisioni non viene cambiata rischiamo che in Italia non sarà più possibile fare una fidejussione». 

Giovanni Castellucci (amministratore delegato Autostrade per l’Italia) – «La flessibilità in uscita migliora l’occupazione, ma il capitolo da affrontare è la fiscalità sul lavoro. La maggiore tassazione in Italia grava sul lavoro sia per il dipendente che per le imprese. Penso che il ministro sappia che abbiamo bisogno di una maggiore coerenza nelle politiche industriali, perché la nostra tradizione è manifatturiera. Le infrastrutture non devono creare spesa per la spesa, ma migliorare la competitività del Paese. Se da una parte stare nell’euro è una camicia di forza, perché non ci permette le svalutazioni competititve, dall’altra permette di finanziarci a costi minori impensabili per i Paesi che ne stanno fuori».

Michele Boldrin (direttore dipartimento di Economia Washington University, St. Louis).  «C’è un po’ di schizofrenia anche in convegni come questi. Tutti sembrano un po’ scordarsi che Paolazzi del Centro studi di Confindustria ha messo dei dati incontrovertibili che permettono di passare all’azione.  Paolazzi ci ha detto che c’è un indebolimento complessivo del corpo socioeconomico che  è iniziato molto prima della crisi.  Togliamo di torno la crisi finanziaria che ha fatto prendere un febbrone forte, quasi mortale, a un animale estrememamente indebolito. Questo continuo orientarsi sullo spread è folle. Nel 1992 è successa la stessa cosa, la seconda metà degli anni 90′ l’abbiamo passata ad aumentare la pressione fiscale, è cambiato qualcosa? Io sono contento se lo spread va a – 14, ma non è quello il problema. Purtroppo credo che questo governo abbia già perso l’occasione di riformare il mercato del lavoro. Se i provvedimenti non hanno il big bang allora la riforma sul mercato del lavoro non si puo’ fare. Ripeto: prendiamo i numeri che Confindustria ha messo sul tavolo con la relazione di Paolazzi, quei numeri vanno presi sul serio».

Enrico Letta (vicesegretario del Pd) – «Ieri sera c’è stata una grande spinta positiva e importante. L’accordo sul lavoro si deve fare e il governo deve andare avanti perché  su questi punti ci devono essere scelte forti e chiare. Noi facciamo questo accordo non perché obbligati, ma perché convinti, Chi è obbligato è chi è preso per la collottola per fare le scelte riformiste. Noi, invece, l’accordo sul mercato del lavoro lo facciamo perché ne siamo convinti. Da fuori ci vedono malissimo su questo fronte, e dobbiamo dimostrare di fare un buon lavoro sulla flessibilità in entrata, sugli ammortizzatori sociali e sull’articolo 18, che deve ritornare allo statuto e al suo testo originale, cioè la questione discriminatoria deve rimanere ma senza tutto ciò che ha creato in questi anni gli elementi di conflitto. Il messaggio di ieri sera con il governo è stato positivo. I lavoratori devono sentire che bisogna dare tutele a chi queste tutele non ce le ha, la maggior parte dei giovani non hanno tutele e magari siedono alla stessa scrivania con chi tutte quelle tutele ce le ha. Steinmeier ci ha detto che la Germania è stato il Paese che si è più avvantaggiato dall’euro, questo vuol dire che Draghi per un verso e Monti dall’altro stanno giocando un ruolo fondamentale per raddrizzare quelle storture che hanno determinato questa situazione. L’europa non è sexi, non scattano applausi su questo argomento. Oggi c’è l’Europa dei bilanci, ma senza l’Europa politica non andiamo da nessuna parte. Dopo le elezioni del 2013 nulla sarà più come prima. Un plauso a Giorgio Napolitano, un politico eletto dal Parlamento, che ha giocato un ruolo fondamentale nel tenere unito il Paese in un momento così delicato».

Leggi l’intervento di Corrado Passera, ministro dello Sviluppo economico, infrastrutture e trasporti, che ha chiuso la prima giornata di interventi al convegno biennale di Confindustria "Cambia Italia".



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Pubblicato il 16 Marzo 2012
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