Maroni in cattedra all’Insubria: “Volevo fare il giornalista”
L'ex ministro ha tenuto una lezione agli studenti sulla comunicazione in politica. Ha parlato dell'esperienza di Radio Varese e dei suoi articoli su "Nord Oves", primo giornale leghista
«Volevo fare il giornalista ma poi Bossi mi ha incastrato: “Se vieni con me apro un giornale tutto tuo”». È solo uno degli aneddoti raccontati questo pomeriggio da Roberto Maroni salito in cattedra per un giorno all’Università dell’Insubria. L’onorevole leghista è stato invitato, in qualità di relatore, alla prima lezione del corso di "Teorie e Tecniche del Linguaggio" tenuto da Gianni Spartà, storica firma del quotidiano La Prealpina. «Perché ho invitato Bobo? Perché è stato un giornalista, perché è un soggetto attivo e passivo nella comunicazione, oltre che un gran esperto di musica: strumento di comunicazione per antonomasia», ha spiegato il cronista.
A diventare giornalista Maroni ci ha provato davvero: tra le sue slide mostrate ai ragazzi è apparso perfino “Nord Ovest” il primo giornale della Lega, fondato nel 1980. Ma l’esperienza di cui ha parlato con maggior entusiasmo è stata quella di Radio Varese, la radio delle "tre scimmiette" «nata nell’area dell’estrema sinistra varesina», come l’ex Ministro ha ricordato. In quel periodo vi teneva due trasmissioni: “L’Altroieri” che si occupava di dialetti e tradizioni locali con interviste a «vecchiette che parlavano in dialetto lombardo» e “La lanterna magica” dove leggeva le puntate de “Il Diario del Che in Bolivia”.
«Non voglio fare il professore ma solamente parlare della mia esperienza di comunicazione politica – ha aggiunto –. La comunicazione in questo campo non si differenzia di molto da quella della pubblicità: il prodotto da vendere in questo caso è il progetto politico del partito. Il messaggio deve essere spontaneo e immediato, solo così riesce a passare. Con la differenza, rispetto al marketing, che bisogna davvero credere in quello che si fa, bisogna essere consapevoli che la politica è una cosa seria».
Fin dalla sua nascita la Lega ha capito come ottenere “titoloni” sui giornali e far passare le sue battaglie. Questo anche grazie a quelli che Maroni ha definito gli «strumenti fondamentali del mestiere. I simboli, i comizi, i gadget e soprattutto i muri». Nella lezione di questo pomeriggio Maroni ha parlato anche dei “Barbari Sognanti” e dell’emozione provata durante il comizio dello scorso gennaio al teatro Apollonio. «La Lega fin dall’inizio è stata criticata – ha concluso l’ex ministro – ci hanno definito xenofobi perché, in alcuni casi, abbiamo mandato dei messaggi espliciti e a volte forti. Ma questo ci ha portato consenso e, non nego, che in qualche modo ci abbiamo marciato sopra. Dire che siamo razzisti è però un pregiudizio del quale non riusciremo a liberarci tanto facilmente».
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