“Pippo” Lanata e la squadra di calcio degli avvocati
Si dice che il tempo cancelli ogni ricordo, ma non è così
Ci sono parole che non hanno valore : fino a quando comprendi che erano le ultime. Giuseppe Lanata era un avvocato varesino. Lo conobbi sui campi di calcio quando, all’inizio degli anni ‘80’, partecipavamo da avversari ad una serie di tornei amatoriali che si disputavano il sabato pomeriggio. Tornei amatoriali a cui prendevano , parte formazioni del Comune di Varese, dei Vigili Urbani, dell’INPS, della BNL, del Sacro Monte e, dell’Ospedale di Circolo.
“Pippo” militava negli Avvocati. Avvocati per modo di dire, visto i vari Pierantozzi, Biancheri, Prestinoni, Mancini e Mengoni avevano potenziato la squadra da ex professionisti come Cicci Ossola, Fontana, Pedroni, Del Bene e Benassi. Insomma questi avvocati , oggi, avrebbero potuto disputare tranquillamente il campionato di Promozione, se non di Eccellenza. Gli unici punti deboli erano i terzini di fascia (non faccio nomi…) abituati a spingere, ma non a “tornare”.
Non ricordo se ebbero l’amarezza di perdere qualche partita; ricordo solo che erano molto uniti e si chiamavano per nome (Pedro, Mengo, Alfio, Pierluigi, Cicci e così via). A distanza di tanti anni li rivedo sorridenti a fine partita abbracciati a compagni, arbitro ed avversari. Forse, per questo, quando incontravo qualcuno di essi nei pressi del Tribunale o in Corso Matteotti c’era, l’immancabile sosta davanti ad un caffè.
Per Varese i nomi di quei giudici ed avvocati rappresentavano la grandezza dell’ordine forense; per me, povero diavolo, l’umiltà: erano figure grandi e semplici insieme. Gli incroci della vita attenuano molte cose. Fra queste l’amicizia.
Si dice che il tempo cancelli ogni ricordo, ma non è così. Lo compresi in un giorno di novembre del 2004 quando , percorrendo a piedi viale Aguggiari, incontrai Pippo Lanata nella parte alta della strada, dove, ha inizio la parte alberata.
Bardato di sciarpa e cappello, l’amico di un tempo camminava pensieroso calpestando le foglie gialle. Vedendomi si stropicciò gli occhi, sorrise e mi abbracciò. Parlammo di quelle lontane partite e dei fatti salienti che si erano alternati nel corso degli anni.
Mi parlò di un figlio, Andrea, che avrebbe seguito le sue orme. Ci accade talvolta d’incontrare vecchi amici con i quali vorremmo fermare il tempo e dialogare oltre i momenti che ci assegna il destino. Accade quando vogliamo bene o quando questi amici ci rammentano stagioni felici. Pippo, in quei brevi istanti, mi appariva come un frammento di vita che andava oltre l’amicizia.
Rappresentava un tempo migliore di questo?… Non so: so soltanto che , salutandomi , disse: « Ti ho visto volentieri…».
Fu l’ultima volta che lo vidi. Non potrò mai dimenticare quegli occhi improvvisamente lucidi ed il sorriso triste con cui scandì quelle parole. « Ti ho visto volentieri…» Pippo si aggiustò il cappello e riprese il suo cammino in una cornice di alberi spogli e monete d’oro. Era il giorno di San Martino: tra le nubi filtrava un raggio di sole. Ci sono parole che non hanno valore: fin quando ti accorgi che erano le ultime.
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