L’ha seguita dal treno a casa, salva grazie alla prontezza d’animo
I magistrati che indagano sull’ultimo caso di violenza sessuale a Varese: «Denunciate sempre»
La forza di una donna dimostrata in diverse occasioni e sotto svariate forme è stato l’ingrediente che ha reso possibile risalire a un nome e un cognome e cercare di accertare le precise responsabilità su di una vicenda che ha purtroppo ben poco0 dell’incredibile, almeno leggendo le cronache quotidiane sulla violenza di genere, spesso anche a sfondo sessuale.
E la vittima ha reagito fisicamente, prendendo a pugni il suo aggressore che l’aveva individuata a bordo del diretto sulle Nord, Milano-Laveno del 19 febbraio quando viene buio presto.
E forse è stato il buio a consigliare al trentenne – nessun precedente, un lavoro, una famiglia – di tentare l’aggressione nell’androne di casa della sua vittima.
Ma la donna, di 10 anni più matura dell’uomo lo ha preso a pugni nonostante lo shock di vedersi aggredita da dietro con ancora in mano le chiavi di casa e la testa che invece di proiettarsi verso la cena, un bagno, l’affetto dei cari o un libro va precipitosamente a sbattere contro la cassetta delle lettere condominiale. Ma ecco la reazione.
Un colpo, due, ben assestati e l’uomo che viene colto di sorpresa e spinto fuori dal portone.
Nessuno vede niente, nessuno sente.
Solo la chiamata al 112 e l’accesso successivo al pronto soccorso di Varese segneranno l’inizio delle indagini, rese difficili dalle circostanze: siamo alle soglie del lockdown. Lei vede in faccia il suo aggressore, che le ha parlato sul treno cercando un approccio, ma non sa chi è.
Le immagini delle telecamere della zona riprendono qualcosa, ma fuori è buio e solo la luce al neon di un ingresso condominiale sono il minimo per poter svelare i tratti somatici di una persona che nulla dicono a uno sconosciuto ma rimangono ben impressi nelle forme a chi ha vissuto quei cinque minuti di puro terrore.
Poi la svolta e i due incontri successivi, con quegli occhi rivisti in centro a Varese, la triangolazione con le telecamere e le successive manette.
La forza d’animo dimostrata dalla vittima di quella che per la legge è una violenza sessuale è stato l’elemento chiave di questa vicenda e l’hanno ben ricordato oggi gli investigatori che hanno lanciato un chiaro appello anche ad altre potenziali vittime (sebbene – è giusto chiarirlo – non vi siano elementi che possano far ipotizzare altri episodi da ascrivere all’arrestato).
«Denunciare, sempre senza avere paura» è stato detto e ripetuto. Durante il periodo del confinamento l’attenzione da parte delle istituzioni sul tema della violenza di genere in generale è stata alta, e a Varese e non si segna una recrudescenza di casi,sentendo gli inquirenti.
La procura di Varese ha attivato da tempo un apposito pool di magistrati specializzato nell’indagare su reati specifici.
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