Il viceministro e il Paese delle trote
Di Enzo Rosario Laforgia
Ma, in Italia, nel fantastico Paese delle trote, c’è sempre il sospetto che i solidi curricula siano in qualche modo geneticamente condizionati. Insomma, nel Paese dove si è e si diventa non ciò che si vale ma ciò che può permettersi di farti diventare la famiglia da cui provieni, è sempre strisciante il sospetto che anche le brillanti e folgoranti e luminose carriere siano la scontata conseguenza della famiglia di provenienza e della rete di protezione che essa ha costruito intorno al proprio figliuolo.
Adesso, senza nulla togliere alle indubbie capacità di cotanto viceministro, dopo le sue simpatiche parole non può non venire in mente che nel 2010, ad esempio, i senatori Ichino, Zanda e Morando avevano chiesto al ministro Brunetta se non fosse inopportuno che Antonio Martone, noto magistrato di Cassazione, nominato dall’allora ministro della Pubblica amministrazione presidente della Commissione per la Valutazione, l’integrità e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche, stipulasse un contratto di consulenza per 40mila euro circa «su di un tema di nessuna urgenza e di poco apprezzabile rilievo» proprio con il figlio, il brillante Michel Martone, attualmente viceministro (Interrogazione n. 4-04178 presentata alla Presidenza del Senato il 26 novembre 2010 e pubblicata nella prima seduta plenaria del Senato successiva a quella data, il 6 dicembre 2010).
Ora, il giovane viceministro è sicuramente persona esperta, capace e dal futuro radioso (come del resto radioso è stato anche il pur breve passato alle sue spalle). Tuttavia, da una persona di Governo ci aspetteremmo risposte, anziché rozze semplificazioni. Perché non possiamo restare nel dubbio. Non vogliamo pensare che, per non essere aspiranti «sfigati» senza futuro e senza lavoro, i nostri figli debbano quanto prima farsi adottare da famiglie più solide, rassicuranti e con migliori relazioni sociali.
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