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Materiale elettorale

 

Paolo Valentini
Forza Italia
4 aprile 2000

Intervista a Paolo Valentini (FI) candidato consigliere regionale per la provincia di Varese

 485 sedute consiliari per approvare circa duecento leggi e un migliaio di altri provvedimenti. E poi le riunioni delle commissioni, le consultazioni di enti locali, associazioni e organismi vari, gli incontri al Pirellone, nella sede del Consiglio regionale e sul territorio. Il lavoro del consigliere regionale non concede soste e Paolo Valentini, consigliere regionale di Forza Italia per la provincia di Varese, l’ha interpretato nel modo migliore. In questi cinque anni è stato uno dei più vicini collaboratori del Presidente Formigoni, è in cima alle classifiche delle presenze nelle sedi istituzionali e ha sviluppato, soprattutto nella seconda fase della legislatura, un’intensa opera di collegamento con gli enti locali del varesotto.

 

Se si considerano le ore spese in riunioni più o meno ufficiali, dal ‘95 a oggi in Regione l’impegno dei consiglieri regionali è stato indubbiamente grande. A ciò hanno corrisposto i risultati?
La maggioranza eletta cinque anni fa si era presentata agli elettori con un programma ambizioso, fondato su alcune riforme di grande importanza. Penso alla sanità, alle pianificazioni per infrastrutture e territorio, agli interventi per la famiglia e la scuola. Abbiamo portato avanti progetti innovativi che non sempre hanno avuto vita facile in Aula. Per approvare la riforma della sanità, che ha introdotto la libertà di scelta e ha permesso di cominciare a ridurre le liste d’attesa, sono stati necessari due anni di riunioni: in particolare 170 ore di sedute consiliari  e 1335 votazioni. In altri casi  provvedimenti importanti hanno incontrato ampi consensi in Aula prima di venire bloccati dal Governo per motivi futili e preconcetti ideologici. Devo dire che con tenacia abbiamo affrontato queste difficoltà e alla fine abbiamo raccolto risultati di grande interesse per la Lombardia e, per quanto mi riguarda, anche per la provincia di Varese.

 

Lei è anche il Vicepresidente della Commissione Ambiente.  Su quali provvedimenti avete concentrato il vostro operato?
La Commissione ha messo a punto leggi regionali su grandi temi  come la riorganizzazione del servizio idrico e la vigilanza, la prevenzione e il controllo ambientali.   Abbiamo dato il via libera a notevoli stanziamenti per parchi e aree protette. Il mio impegno per l’ambiente si è tuttavia concretizzato anche su questione di grande interesse locale come  Malpensa 2000 (che, comunque, non è solo un “problema” del varesotto). Coerentemente con il programma e gli intenti della Giunta regionale mi sono infatti sempre preoccupato di conciliare la funzionalità del grande aeroporto, necessario per la nostra economia, con la vivibilità dell’ambiente circostante. Ricordo, sul tema del risanamento ambientale, anche gli stanziamenti che consentiranno un completo recupero del fiume Olona, le bonifiche ambientali, la messa in sicurezza degli argini dei torrenti Arno, Rile e Tenore.

 

Quella che si sta svolgendo sembra una campagna elettorale sottotono, confinata in alcuni spazi dei giornali e in riunioni più o meno affollate. La “distrazione” dell’elettorato è palpabile
Stando ai sondaggi esiste un gran numero di cittadini indecisi su chi votare. Noi, ai facili slogan propagandistici, preferiamo la concretezza del lavoro, come abbiamo dimostrato nei cinque anni della legislatura trascorsa. E’ comunque opportuno che i cittadini sappiano che la Regione non è un ente lontano dai loro problemi quotidiani. Lo dimostrano, per esempio, le decisioni che già oggi dipendono esclusivamente dall’amministrazione regionale. Mi riferisco, tanto per citare i principali campi, alla sanità, all’urbanistica, all’ambiente, ai trasporti. Votare significa dunque scegliere un modello di sviluppo piuttosto che un altro. Per quanto ci riguarda, noi vogliamo “liberare” i corpi intermedi (piccola e grande imprenditorialità, associazioni, realtà di cooperazione e libere aggregazioni tra cittadini e famiglie) dai lacciuoli di  una legislazione che opprime e frena espressione e sviluppo, nel rispetto di territorio e ambiente. In questo senso, grande è stata anche l’opera di delegificazione: abbiamo sì approvato duecento leggi, ma ne abbiamo abrogate circa cinquecento, semplificando il quadro complessivo. Ma ai cittadini voglio aggiungere che potenziare i canali di scambio informativo tra “periferia” (cittadini ed enti locali) e “Palazzo” è stato uno degli obiettivi di questi ultimi anni e lo sarà sicuramente anche in futuro. Non si dimentichi, infine, che la Regione va verso una stagione costituente, che noi prevediamo di realizzare attraverso un ampio coinvolgimento di enti e organismi.  Approveremo un nuovo Statuto e verrà realizzato un federalismo  mi auguro più incisivo di quello promesso dalle leggi Bassanini.

 

Che cosa promette agli elettori della provincia di Varese?
La stessa attenzione che abbiamo avuto dal ’95 a oggi in tutti i settori di intervento della  Regione. A questo proposito, oltre ai temi già ricordati, aggiungo l’impegno per l’adeguamento della rete ospedaliera, per la cultura e l’università, per la formazione professionale. La provincia di Varese è una realtà complessa con differenti modelli di sviluppo al suo interno. Esistono una parte settentrionale, che ha bisogno di rinnovare e promuovere un’economia che deve proiettarsi alla tecnologia e alle relazioni con la vicina Svizzera, e una parte meridionale, che ha bisogno di conciliare sviluppo e riqualificazione territoriale. Si tratta quindi di esaltare la specificità di un territorio vivace e attivo, tenendo ben presenti le istanze degli enti locali e delle realtà produttive. La Lombardia ha oggi il tasso di disoccupazione più basso d’Italia. La crescita deve perciò basarsi anche su migliori infrastrutture e iniziative nel campo della new economy. 

 

 


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