Speciale elezioni - Il candidato del centrodestra: "Noi siamo la versione locale del contratto con gli italiani". Rispondono i suoi competitori: di Berlusconi ce n'é uno...
Sarà Mucci il Berlusconi di Gallarate?
"Sei gallaratesi su dieci hanno preferito la casa delle libertà. C'è stata una condivisione di quel progetto. Noi siamo la versione locale del contratto con gli italiani". Nicola Mucci é fiducioso e spera che Gallarate scelga il programma della casa delle libertà, così come l'Italia ha scelto il contratto di Berlusconi. Il candidato di Forza Italia e alleati non accenna trionfalismi. Resta il favorito, naturalmente. Ma dovrà fare i conti con il voto alla persona, comportamento politico entrato nel dna degli elettori. E Nicola Mucci, in quanto a popolarità personale non brilla ancora. Su questo argomento i suoi avversari lo hanno attaccato. (Legambiente lo ha chiamato "berluschino"). Un problema, quello della sua forza personale, che forse non lo riguarda oggi, ma che dovrà risolvere se e quando sarà sindaco, se vorrà tenere in mano la partita. Oggi si parla più che altro di coalizione e di programma. Certo, aver perso il treno del 13 maggio, (la data delle elezioni è stata rinviata al 27 per un ricorso al tar della lista Di Pietro) per lui, è stata una scocciatura. Ma le carte in tavola restano quelle. "E' riduttivo pensare solo alla persona - argomenta Mucci - bisogna invece tenere conto di un progetto che coinvolga tutte le forze della casa delle libertà".

Il centrosinistra ci spera ancora e non alza bandiera bianca. Laura Floris Martegani ha commentato l'election day con ottimismo. "Le elezioni politiche, seppure segnino la vittoria della destra in Italia, rivelano che il Paese è decisamente orientato verso il centrosinistra. In particolare si rileva una netta flessione di Polo e Lega nel varesotto ed in Gallarate, dove su tutto spicca il risultato del Senato: il candidato della destra ottiene il 49% dei consensi a fronte del precedente risultato del 64%". Ergo: "La corsa alla carica di sindaco è più aperta che mai". E addirittura, aggiunge Laura Floris Martegani, "resto estremamente fiduciosa nella capacità aggregativa della coalizione che mi sostiene". Andrea Buffoni, il terzo incomodo, chiama in soccorso Ugo Foscolo. "La speme ultima dea" azzarda. Buffoni è soddisfatto del risultato delle politiche, in quanto dirigente nazionale del nuovo Psi di Bobo Craxi, eletto in un collegio a Trapani. Pone però quattro punti sul piatto, con un unico obiettivo: chiarire che di Berlusconi ce n'è uno, e che la casa delle libertà, a Gallarate, ha fallito. "Cosa c'entra il contratto con gli italiani con Malpensa, con la 336, con la difesa del territorio, con la politica per i deboli a Gallarate? Berlusconi vuole centri commerciali sulla 336? Non credo che si interessi al problema. Mi pare che lui abbia parlato agli italiani su temi nazionali, mentre sull'amministrazione di questa città, i nodi sono diversi, e su questi nodi rimane un problema irrisolto". Domanda: ma il voto di domenica cambiera qualcosa nella testa degli elettori di Gallarate? "Non cambia nulla - risponde sicuro Angelo Luini, candidato dell'Ape - Voler scimmiottare le politiche facendo prognosi sulle comunali non è pensabile. La Lega crollerà e suoi voti verranno a Canossa, cioè da me". E Rifondazione comunista resterà da sola, senza aprirsi al dialogo con l'Ulivo? "Non c'è stata la volontà di costruire un progetto di sinistra - è la ricostruzione di Massimo Barberi, candidato del partito di Bertinotti - non vedo su che basi avremmo potuto fare un accordo. Il nostro elettorato è stabile e contiamo di fare un buon risultato da soli, grazie al nostro lavoro sul territorio". Insomma, di delusi non se trovano neanche a pagarli. E anche Sergio Mazzetti, lista Di Pietro, accredita la tesi che nelle amministrative ci sarà un'altra musica. "Contano le persone, non è in gioco la destra o la sinistra. Noi potremmo essere la mina vagante".

Roberto Rotondo