Speciale elezioni - Varese/ 21 aprile - Dopo anni di militanza nella Lega, ha lasciato Bossi per abbracciare l'ideologia di Haider. Giovanni Motta, candidato per il Senato nelle filò dei Liberalpopolari, non ha paura delle condanne :"Solo lui mi assicura di essere libero nella mia terra"
Destra e sinistra sono uguali: rispondono entrambe a poteri economici
Il sistema non va bene.  I due poli si confondono perchè rispondono alle medesime logiche. La campagna elettorale procede per slogan senza contenuti reali.  Così Giovanni Motta, fino a ieri militante leghista, ha deciso di abbracciare l'ideologia haideriana che tanto scalpore ha destato a livello europeo.
"Se guardiamo alla Carinzia -spiega Motta - non possiamo che sbalordirci per i risultati, i migliori di tutt'Europa: la qualità della vita è sicuramente più alta sotto ogni punto di vista. Solo quel movimento mi garantisce la possibilità di vivere libero nella mia terra. Solo Haider sostiene una politica avulsa da qualsiasi interesse economico e ha il coraggio di dire la verità . In Italia siamo in presenza di un teatrino: anche sul tema dell'immigrazione i due poli stanno giocando confondendo la gente. Nel Polo, per esempio, ciò che dice Bossi viene smentito subito da Casini e quando interviene Berlusconi per trovare un compromesso si arriva alla paralisi."

E qual è la vostra posizione in tema di immigrazione?

Innanzitutto stop all'immigrazione finchè non sarà risanata la situazione attuale. Poi espulsione immediata di quanti sono qui in modo illegale. Quindi accompagnamento al confine di chi, pur avendo il permesso di soggiorno, non riesce a dimostrare la legalità delle proprie fonti economiche. Nel nostro paese avranno diritto di soggiorno solo quegli stranieri che effettivamente hanno un lavoro serio. Solo una volta risanata la situazione, si potranno riaprire le frontiere ma solo per coloro che effettivamente saranno assorbiti dal mondo economico."

Ma perché sostenere proprio Haider, visto che anche le ultime amministrative in Austria lo hanno visto ridimensionare i propri consensi?

Dire che il 20% ottenuto a Vienna sia una sconfitta è una strumentalizzazione. Se noi pensiamo alla campagna diffamatoria che gli è stata scatenata contro, dobbiamo ammettere che quel risultato rappresenta una vittoria che si potrà solo migliorare.

Come dovrebbe funzionare il federalismo in Italia?

Prima di tutto sgombriamo il campo dalle tante ipotesi di regionalismo che oggi si rincorrono e che da destra e da sinistra vengono spacciate con nomi che vanno dalla devolution al federalismo. Non si deve discutere di quali poteri lo Stato deve decentrare agli enti locali, come si fa attualmente nel nostro paese, ma di quali poteri gli enti locali attribuiscono allo Stato centrale: il paese deve essere costituito da enti autonomi confederati per compiti superiori.

E quali sarebbero i poteri da delegare allo Stato?

Innanzitutto la difesa. Anche la sicurezza deve essere doppia: una a livello locale e una nazionale per perseguire obiettivi sovraregionali. Poi la moneta: tutti devono avere un'unica politica monetaria. Anche la sanità è un campo che dividerei in due livelli: quello operativo a livello locale e uno di garanzia per assicurare il medesimo standard qualitativo in tutto il paese. Un altro campo che manterrei centralizzato sarebbe la scuola: io non vedo l'autonomia regionale, così come sono contrario alle sovvenzioni agli istituti privati. Io credo che la nostra scuola pubblica sia qualitativamente degna e competitiva a livello mondiale. Semmai si deve mantenere a livello locale l'organizzazione.

In Italia i delusi della politica sono sempre più numerosi. C'è una ricetta per riavvicinare la politica alla gente?

Ritengo che, prima di tutto, si debba accantonare l'idea dei due poli. Gli italiani sono troppo diversi, eterogenei, intelligenti per sentirsi rappresentati solo da due schieramenti contrapposti. Il discorso, poi, dovrebbe investire il nostro sistema di governo: andrebbero rivisti il ruolo e i poteri dell'esecutivo che dovrebbe acquistare più elasticità. Al di là di tutto, però, io penso che la vera delusione derivi dalla mancanza di un'identità politica dei due attuali poli. Diessini e Forzisti, per considerare i due partiti di riferimento, sono simili: entrambi rispondono a poteri economici, chiaramente differenti. Ma dietro la facciata manca una vera ideologia politica. Di fronte a questa somiglianza chi riesce a capire da che parte stare? Una cosa, però, voglio dire. Una raccomandazione. Gli elettori non devono disertare le urne, così farebbero solo il gioco di queste compagini forti che contano su un nutrito stuolo di affiliati. Gli italiani devono esprimersi con il voto e dire ciò che vogliono.

Quale risultato spera di ottenere?

Preferisco non fare pronostici. Per me sarebbe una vittoria ottenere un senatore con la quota proporzionale.

Alessandra Toni