Speciale elezioni Incontro con Antonio Tomassini, candidato al Senato per la Casa delle libertà
"L'elettore non deve aver paura del cambiamento"

Il suo nome circola tra i possibili successori di Umberto Veronesi. Lui, però, preferisce glissare scaramanticamente. È stato presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul Sistema Sanitario Nazionale. La sua lunga esperienza come primario ostetrico ginecologico lo rende molto attento ai problemi della sanità. Lo incontriamo al termine di un incontro con medici e paramedici in cui lancia una serie di accuse alla politica condotta dal ministro Bindi prima e da Veronesi successivamente.

La riforma sanitaria lombarda pone sullo stesso piano strutture pubbliche e private, ma la complessità burocratica del pubblico può rivelarsi un handicap in un'ottica competitiva

Penso che in Lombardia abbiamo una situazione ottimale: l'85% degli ospedali è pubblico e funzionano benissimo, il restante 15% è formato da strutture private per lo più specialistiche. La parificazione ha costretto questi istituti privati ad accollarsi anche reparti cosiddetti "zavorra" che prima rifiutavano. È chiaro, comunque, che le briglie burocratiche rendano farraginosa l'attività nel pubblico. Ne siamo consapevoli e sappiamo che la situazione deve mutare: non abbiamo però la bacchetta magica per risolvere la questione dall'oggi al domani. Occorre tempo.

Lei è tra i sostenitori di un federalismo in campo sanitario. Ma come dovrebbe attuarsi la Devolution

Allo Stato rimarrebbero compiti di indirizzo, di programmazione e di individuazione delle regole. Una sorta di legge quadro all'interno della quale la Regione dovrebbe attuare le scelte che meglio si adattano alla propria situazione. Per esempio: una regione come l'Umbria, con un bacino di utenti più limitato della Lombardia, potrebbe scegliere di affidare il servizio del 118 ad un'assicurazione privata che garantisca lo stesso standard qualitativamente, magari riuscendo anche a risparmiare. Insomma, a livello centrale vanno individuate le cure essenziali, poi spetta alla periferia decidere come fornirle.

Lei ha criticato l'attuale sistema di abolizione dei ticket perché ha provocato uno sondamento del tetto di quattro mila miliardi di lire. Tra le soluzioni individuate per risanare i conti anche quella di un'assistenza mutualistica integrativa o sostitutiva per talune fasce di reddito. La cosa, francamente, preoccupa un po' perchè fa venire in mente il sistema in vigore negli Stati Uniti.

Forse non tutti sanno che spesso nelle nostre strutture pubbliche si spaccia per assistenza completa quella che, invece, è il minimo servizio assicurato, per esempio, anche dal sistema americano. Spesso poi dimentichiamo che la possibilità di usufruire di prestazioni senza ticket non è indolore: in busta paga ci sono trattenuti direttamente i contributi per il Servizio Sanitario. Se i contribuenti avessero disponibilità di quei fondi sicuramente si affiderebbero ad una polizza integrativa. Questo però, ed è l'obiezione, porterebbe via tutti i fondi al pubblico. La soluzione ottimale, secondo me, sarebbe quindi che con un piccolo aggravio di spesa, magari defiscalizzato, si potrebbe arrivare ad avere entrambe le formule

Come medico, qual è la Sua opinione dell'elettrosmog?

Non esiste una certificazione scientifica dei danni. Certo, non dico che le onde elettromagnetiche debbano essere usate indiscriminatamente, ma ricordiamoci che la tollerabilit è elevata. A questo, poi, si aggiunge un discorso di interessi industriali, che hanno provocato commerci tremendi, che contraddicono posizioni consolidate a livello di organizzazioni scientifiche mondiali. Un'ulteriore considerazione: il progresso tecnologico ha permesso che l'età media delle persone si allungasse sino agli 80'anni. Molte malattie si scoprono oggi, quindi, anche perché un tempo si moriva più giovani. Vorrei poi ricordare come queste innovazioni abbiamo migliorato nettamente la qualità della nostra vita. Credo che anche su questo punto destra e sinistra abbiamo una visione difforme rispetto a questi mezzi.

Passiamo a temi legati al territorio. Lei è favorevole alla costituzione della provincia del Seprio con Busto capoluogo

Cinque anni fa ho presentato un disegno di legge che è rimasto bloccato dalla mancanza di fondi nella Finanziaria. Io ritengo che Busto Arsizio abbia tutte le carte in regola, sia per popolazione, sia per territorio, sia per industrializzazione, per poter ottenere la qualifica di capoluogo di provincia con tutti gli annessi.

Cosa pensa di Malpensa?

Penso che sia un attrezzo di grande demagogia. Questo hub è un'opportunità di sviluppo del nostro territorio. Adesso però ci si deve fermare per avviare tutta la rete di servizi annessi: dalla rete sanitaria a quella di controllo. Malpensa non deve chiudere perchè si è sviluppato nella piena consapevolezza dei sindaci, indicato dai piani regolatori e chi ha sottoscritto contratti per unità abitative sapeva bene cosa stava facendo. Bisogna però fare dei distinguo tra chi doveva fare e ha fatto, come la Regione che si è occupata della viabilità, e chi è latitante come lo Stato con i fondi della delocalizzazione che tardano ad arrivare.

Questa campagna elettorale viene condotta più con slogan che con programmi, Lei consa pensa?

Quando ho fatto la campagna 5 anni fa mi sono spesso incontrato con i miei avversari che erano esponenti della Lega. Oggi i miei avversari hanno scarsa udibilità. Devo dire, comunque, che non dappertutto è così: io sono stato in realtà, come Terni città notoriamente di sinistra, dove l'aspettativa di cambiamento porta ad una maggiore partecipazione. La campagna elettorale, inoltre, è stata impostata a livello centrale con i due schieramenti che hanno concordato di far parlare solo i leader. Anche la scelta dei candidati nei collegi è stata imposta dall'alto ed è accaduto che alcuni candidati non hanno niente a che fare con il territorio. Tutto ciò, in effetti, mi sembra non giovi molto alla politica.

Quando Lei parla alla gente, chiede sempre un voto di giudizio. Ma l'elettore non dovrebbe preoccuparsi più di ciò che lo attende?

Nel principio dell'alternanza, l'elettore deve chiedersi se e come si è modificato il proprio standard di vita durante la legislatura. Se il giudizio è favorevole darà un voto di conferma altrimenti deve voltar pagina. Io penso che nel nostro paese la democrazia è così radicata che non si deve avere paura del cambiamento: l'alternanza è assolutamente sicura.

Alessandra Toni

Chi è Antonio Tomassini