Speciale elezioni - Busto Arsizio 4 maggio – Dopo sette anni di assenza torna sulla ribalta politica Paolo Caccia, candidato nelle file di Democrazia Europea nel collegio maggioritario della Camera
Si fermi lo strapotere della Tv per non uccidere la democrazia
Teme il grande fratello: Non si stanca di ripetere: "Il fragore della televisione nasconde la voce dei singoli che urlano ma nessuno li ascolta." Paolo Caccia, 58 anni, una lunga carriera politica nelle file della Democrazia Cristiana, ritorna in campo dopo sette anni di assenza.
"Il problema che dobbiamo affrontare subito è: che controllo ha la TV e chi lo gestisce. Il rischio che si corre al giorno d’oggi è quello di un’omogenizzazione della società che frantuma le nostre diversità, da sempre patrimonio inesauribile del popolo italiano.

I messaggi che vengono lanciati quotidianamente dai mass media, che stanno accattivando decine di stranieri dei paesi poveri, stanno plasmando un gregge abche nel nostro paese, un gregge più sensibile a temi immediati e a soddisfazioni pronte che a valori ed ideali.

Oggi tutti vogliono una casa bella, una bella donna, un buon lavoro, una macchina potente. Di questo passo, però, si mettono a rischio la democrazia e la libertà.

Lei dice di non avere ambizioni di potere, cosa cerca allora?

Io ho già vinto la mia battaglia. Ho ritrovato il feeling con la mia città, con Busto Arsizio e per me è già un enorme successo.

Il suo ruolo nella Prima Repubblica, non ritiene che la possa ostacolare?

Assolutamente no. Ho ritrovato molto affetto. La gente è tornata a cercarmi, a fermarmi per strada. Quell’esperienza, tutt’al più, mi è servita perché ho imparato che ci sono poteri, scollegati totalmente dal mondo politico, che hanno le vere leve del potere in Italia: so chi sono e dove si muovono.

Cosa pensa di questo clima elettorale?

Questo sistema non va bene: ha mostrato il lato negativo della democrazia: la non partecipazione alla vita democratica del paese con la scelta dei propri rappresentanti. Ha creato principi che interessano esclusivamente la sfera del potere e non il popolo. Io non mi riconosco in questo modo di far politica. Anche la gente non si ritrova. Eppure c’è grande bisogno di ritrovare un clima coinvolgente, dove poter esprimere le proprie necessità e le proprie idee liberamente. Molta responsabilità di questo clima la attribuisco alla sinistra che ha perso la propria identità, si è appiattita su un sistema che non le appartiene. Si sta creando una società dove le differenze non le fanno più le classi sociali ma le necessità.

Qual è il Suo traguardo?

Per me sarebbe una vittoria riuscire a convincere qualche ragazzo a seguirmi nel mio modo di fare politica, a riabbracciare la dialettica politica, a farsi portavoce delle istanze della gente. È questa la mia vera battaglia.

Alessandra Toni