Uno
dei pochi confronti diretti tra candidati di diversi schieramenti si è svolto questo
pomeriggio alluniversità dellInsubria davanti a una cinquantina di studenti.
Gli aspiranti senatori del collegio di Varese hanno discusso di federalismo e autonomie
locali, su sollecitazione della facoltà di economia dellateneo. Fianco a fianco
allo stesso tavolo si sono trovati Manolo Marzaro (Ulivo), Piero Pellicini (Polo), Fabio
Minazzi (Rifondazione Comunista) e Francesco speroni, in sostituzione del candidato della
lista civetta "Va pensiero", Giuseppe Leoni. Ha cominciato Marzaro,
ricordando che il federalismo privato di solidarietà sfocia nel localismo. «E senza una
concertazione che coinvolga anche le parti sociali ha proseguito anche nuovi
poteri si trasformerebbero in una sorta di diritto di veto degli enti locali».
Di taglio più storico lintervento di Fabio
Minazzi, che ha attinto a Carlo Cattaneo ("Un autore più evocato che
conosciuto"): «lItalia ha una tradizione di autonomie locali che però è
uscita perdente dal Risorgimento. Il federalismo deve incrociarsi con il tema della
democrazia e del controllo da parte dei cittadini. E oggi tutto ciò è strozzato dalla
burocrazia: come può esserci controllo democratico in uno stato con 120 mila
leggi?».
Il rappresentante di An e della casa delle libertà Piero Pellicini
ha bocciato nettamente il disegno federalista partorito dal governo di Giuliano Amato:
«E sbagliata lequiparazione dello Stato agli altri enti, si corre il rischio
dello sfascio della nazione. Per questa ragione il mio partito appoggia la riforma in
senso presidenzialista». Diversi gli accenti usati da Speroni, che è stato anche
ministro delle riforme istituzionali nel governo Berlusconi: «Dove sta il federalsismo,
se, come propone il governo attuale, lo Stato si riserva lultima parola in fatto di
autonomie anche delle città e delle province? Questi poteri, come avviene negli stati
veramente federalisti, vengono assegnati alle Regioni i cui poteri risultano invece
schiacciati dal potere centrale».
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