Varese 7 maggio – Gli aspiranti senatori discutono davanti agli studenti dell’università dell’Insubria
Su federalismo e autonomie locali uno dei pochi confronti tra candidati
Uno dei pochi confronti diretti tra candidati di diversi schieramenti si è svolto questo pomeriggio all’università dell’Insubria davanti a una cinquantina di studenti. Gli aspiranti senatori del collegio di Varese hanno discusso di federalismo e autonomie locali, su sollecitazione della facoltà di economia dell’ateneo. Fianco a fianco allo stesso tavolo si sono trovati Manolo Marzaro (Ulivo), Piero Pellicini (Polo), Fabio Minazzi (Rifondazione Comunista) e Francesco speroni, in sostituzione del candidato della lista civetta "Va’ pensiero", Giuseppe Leoni. Ha cominciato Marzaro, ricordando che il federalismo privato di solidarietà sfocia nel localismo. «E senza una concertazione che coinvolga anche le parti sociali – ha proseguito – anche nuovi poteri si trasformerebbero in una sorta di diritto di veto degli enti locali». 

Di taglio più storico l’intervento di Fabio Minazzi, che ha attinto a Carlo Cattaneo ("Un autore più evocato che conosciuto"): «l’Italia ha una tradizione di autonomie locali che però è uscita perdente dal Risorgimento. Il federalismo deve incrociarsi con il tema della democrazia e del controllo da parte dei cittadini. E oggi tutto ciò è strozzato dalla burocrazia: come può esserci controllo democratico in uno stato con 120 mila leggi?». 

Il rappresentante di An e della casa delle libertà Piero Pellicini ha bocciato nettamente il disegno federalista partorito dal governo di Giuliano Amato: «E’ sbagliata l’equiparazione dello Stato agli altri enti, si corre il rischio dello sfascio della nazione. Per questa ragione il mio partito appoggia la riforma in senso presidenzialista». Diversi gli accenti usati da Speroni, che è stato anche ministro delle riforme istituzionali nel governo Berlusconi: «Dove sta il federalsismo, se, come propone il governo attuale, lo Stato si riserva l’ultima parola in fatto di autonomie anche delle città e delle province? Questi poteri, come avviene negli stati veramente federalisti, vengono assegnati alle Regioni i cui poteri risultano invece schiacciati dal potere centrale».

 Claudio del Frate