La
buona amministrazione locale al servizio del paese. Giovanni
Canziani sceglie questo slogan per sintetizzare la sua battaglia
nel collegio di Busto Arsizio. Collegio blindato, sulla carta,
avversario di peso, Antonio Tomassini, di Forza Italia. Canziani
non si è tirato indietro. E’ uno dei sindaci, suo malgrado,
più famosi d’Italia. Non perché il suo nome sia conosciuto ai
grandi media quanto piuttosto perché è il primo cittadino del
paese dei tetti scoperchiati da Malpensa, Lonate Pozzolo. Dopo sei
anni (eletto nel 1995, riconfermato nel 1999) ha preso armi e
bagagli, metaforicamente, e si é gettato nella mischia elettorale.
Conta di portare a Roma l’esperienza di chi ha dimostrato di
saper gestire un comune offrendo risposte serie in sei anni di
governo locale.
Quale messaggio lancia con la sua
candidatura?
E’ corretto che governi chi
conosce le realtà locali. Chi cioè non farà leggi
incomprensibili, inadeguate e inapplicabili dagli enti locali.
Perché l’Ulivo?
Ha dato prova di saper affrontare
seriamente i problemi, facendoli propri e assumendosi
responsabilità. I risultati a livello nazionale sono stati
importanti in termini di stabilità e risanamento. A livello
locale poi ha scelto persone radicate nel territorio e che operano
nel mondo dei servizi alla persona: candidati che hanno dimostrato
di essere affidabili a livello umano e professionale.
Qual è la ricetta giusta per
questo territorio?
Concretizzare alcuni interventi: il
nodo di Castellanza, capire come possa essere valorizzata la
presenza della Malpensa, attivare il collegamento con la ferrovie
dello stato e togliere le merci dalle strade per passarle su
rotaia. Con particolare attenzione a due aspetti: la gestione dei
rifiuti e la qualità dell’aria.
Come pensa che si debba gestire il
futuro dello smaltimento dei rifiuti?
Ci vogliono riferimenti
chiari, indicazioni precise. Incentivare le modalità di raccolta
differenziata innanzitutto. Il parlamento potrebbe agire con
apposite agevolazioni. Era un progetto che l’Ulivo aveva
previsto nella scorsa legislatura ma che non realizzò per mancanza di risorse.
I rifiuti sono anche un business,
non teme infiltrazioni malavitose nelle amministrazioni locali?
Bisogna avere il coraggio di andare
avanti nella direzione che si è scelta. A Lonate, quando
iniziammo la raccolta differenziata, qualche messaggio
preoccupante lo ricevemmo. Ma siamo non ci siamo tirati indietro.
Ambiente significa anche Malpensa.
Quale soluzione oggi?
Mettiamo da parte gli slogan. Ci
sono problemi gravissimi su cui non si può illudere la gente. Non
si tornerà mai alla situazione di un tempo. Non bisogna però
legittimare ciò che è stato fatto fino ad ora. Puntiamo a un
tavolo istituzionale in cui ognuno si assuma le proprie
responsabilità, dalla regione allo stato. Io vorrei che venissero
distinte le esigenze effettive dell’aeroporto da quelle della
società di gestione. Quindi: il traffico aereo venga redistribuito
nell’ambito del sistema aeroportuale del nord Italia, sia fatta
finalmente una pianificazione seria, una valutazione di impatto
ambientale, incentivi per l’attenuazione dei disagi delle
popolazioni. Senza questi accorgimenti Malpensa subirà un’accellerazione
pazzesca e i disagi ricadranno su un’area molto più vasta di
quella interessata fino ad oggi.
Perché parla di esigenze della
società di gestione?
Mi riferisco innanzitutto alla
piastra commerciale in programma davanti all’hub, su aree
espropriate, senza pagare gli oneri di urbanizzazione e l’ici ai
comuni di competenza, l’Irap alla Regione e richiedendo servizi
aggiuntivi ai comuni, i cui costi ricadono sui cittadini. Così si
rischia di stravolgere il tessuto sociale ed economico dei nostri
comuni, che non vogliamo diventino una periferia degradata.
Una pianificazione c’è stata.
Tutta la zona è governata da un piano d’area.
Il piano d’area non è stato
capace di vedere lo sviluppo del territorio nel suo complesso, ma
ha individuato una serie di interventi slegati tra loro e
scollegati dalle esigenze reali. Basti pensare alle grandi opere,
Hupac, polo fieristico, Malpensa, tutte scollegate tra loro.
Esiste un problema criminalità a
Busto e Malpensa? Cosa si dovrebbe fare?
Il problema c’è e lo risolve
creando le condizioni per una crescita culturale della gente e
del territorio. Mi spiego: le forze dell’ordine non potranno mai
mettere un poliziotto a ogni angolo. La responsabilità deve
partire da ciascuno di noi. Non possiamo intendere lo stato come
qualcosa diverso da noi. Con le forze dell’ordine bisogna
collaborare, segnalare, essere attenti, supportarli. Anche sui
problemi dei giovani la penso così. E’ inutile reprimere ogni
volta comportamenti violenti senza pensare che bisogna creare
spazi e opportunità di incontro che evitino le estremizzazioni.
In Lombardia si parla molto di
sanità. Cosa pensa l’Ulivo delle riforme di questi anni?
La sanità lombarda sta esasperando
alcuni toni, enfatizzando il ruolo delle strutture private. I
privati possono e devono svolgere funzioni importanti ma a loro
non possono essere delegate le funzioni di eccellenza e i servizi
più remunerativi. Questo è quello che sta avvenendo con il
governo del Polo. La spesa si sta dilatando in modo incontrollato.
Ma quello che più mi preoccupa è la proposta di un ritorno all’assistenza
indiretta. E’ un modello americano che ha punte di eccellenza ma
che non garantisce tutti, e infatti l’organizzazione mondiale
della sanità lo classifica al 37esimo posto. Il Polo ha queste
mire e non ha il coraggio di dirlo agli italiani.
Chi é Giovanni
Canziani
Roberto Rotondo
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