Varese 8 maggio - Alla vigilia delle elezioni incontro con Giancarlo Giorgetti, il candidato della Casa della Libertà nel collegio di Sesto Calende
"Non ho ambizioni, se Bossi chiama io sono a disposizione"
Risponde alle email degli elettori, anche del centrosinistra, risolve i piccoli disguidi dell'affissione dei manifesti elettorali, in questo periodo preelettorale ha lavorato nei comuni per costruire le Case della libertà. "Spero di arrivare a domani" scherza Giancarlo Giorgetti dietro la sua scrivania del quartiere generale della Lega Nord. Movimento del quale dal 1999 è commissario provinciale. Una carica che si è andata ad aggiungere a quella di primo cittadino di Cazzago Brabbia, e di deputato parlamentare. Ora ci riprova sempre nel collegio di Sesto Calende, che lo ha premiato nelle consultazioni del 1996.
E pensare che "tutto è cominciato quasi per scherzo" racconta Giorgetti. Trentaquattro anni, è nato in casa a Cazzago Brabbia, vicino a quel lago che gli è entrato nel Dna. Da generazioni di pescatori, i Giorgetti che arrivano fino a suo padre. La madre è invece operaia tessile. Lui ha studiato alla Bocconi, si è laureato e fino al 1996 faceva il commercialista.

Le sue estrazioni sono dunque modeste...
"Macché modeste – Giorgetti blocca indispettito la domanda – la mia famiglia rappresenta uno spaccato varesino che non esiste più, rappresenta tradizioni millenarie, come quella dei pescatori o quella dell’industria tessile; sono molto legato al lago e a questa tradizione, che ai cazzaghesi ha dato da vivere per quattrocento anni. Il legame con il lago e con la sua tradizione è impresso nel Dna e lo sento molto".

Questo ne fa una persona valoriale. Il suo modo di essere non si è mai scontrato con il fare politica?
"I meccanismi di successo richiedono spesso dei compromessi, per non scivolare in basso occorre essere formato caratterialmente. Di grossi compromessi non ne ho mai fatti, ma certo ci sono occasioni in cui devi saperti muovere e capire dei meccanismi di funzionamento, devi essere scafato e avere un sistema di valori molto forte. Importante è fare politica senza ambizione e viverla come passione civile, infatti mi fa paura oggi il menefreghismo dilagante fra i giovani".

Lei ha incontrato comunque un’ascesa politica veloce
"Mi sono ritrovato nella politica quasi per caso, dal primo impegno nel comune, mi sono ritrovato parlamentare, nella Lega non funziona il carrierismo ed esiste un meccanismo di selezione atipico, vieni scelto dall’alto e a mio favore hanno influito tre fattori: un sistema di valori molto forte, il fatto di non essere un montato e l’impegno".

Cosa condivide dal punto di vista umano con l’uomo di Forza Italia?
"La Lega rappresenta l’ultimo vero partito popolare, che lavora sulla militanza politica, che rappresenta la nostra dimensione, una dimensione diversa da altri, che viaggiano alto senza avere il contatto fisico con la gente. Quando torno a casa da Roma il venerdì amo entrare in questa dimensione, sentire cosa dice la gente del paese, non è certo questa la politica dei sondaggi".

La figura politica che più ammira?
"Bossi, ho grande stima anche nell’uomo che rappresenta, perché ha sempre messo in discussione se stesso. Nel panorama politico è l’unico leader che cerca di trovare sintesi nuove, non percepite subito dalla gente e che magari non pagano elettoralmente; fu il primo, per fare un esempio a parlare in Parlamento di globalizzazione, quattro anni fa. Sono posizioni che non rendono subito dal punto di vista elettorale, ma non sono demagogiche. In questo senso rischia e fa politica con la P maiuscola. Lui ha carisma e come direbbe Weber è il leader carismatico".

Come considera il suo collegio e i suoi avversari?
"Due non li conosco, e Caielli lo conosco da tempo e la reputo una brava persona, rispetto al tredici maggio mi sento tranquillo, non perché sono sicuro di vincere, anch’io quattro anni fa partivo svantaggiato, ma per quello che ho fatto, sono fra i primi in parlamento per numero di emendamenti e proposte approvate e di questo lavoro sono soddisfatto. L’unico insuccesso che pesa ancora è di non aver potuto fare niente per i pescatori del lago Maggiore".

Cosa si aspetta dal tredici maggio, Bossi la vuole ministro del Welfare
"Nella Lega c’è una regola Bossi decide, io ritengo di potere fare il buon deputato sia all’opposizione che in maggioranza. Non mi aspetto la chiamata di Berlusconi, semmai quella di Bossi, se decide io sono a disposizione, ma non ho ambizioni".

Ma Bossi le avrà già preannunciato qualcosa...
"In realtà Bossi lo sta dicendo a tutti".

Il primo impegno per il territorio se eletto?
"Potrei elencare una serie di punti programmatici, ma il mio primo impegno, anche se non paga in termini di voto, riguarda i pescatori del Lago Maggiore, che hanno dovuto troncare la loro attività a causa del Ddt nel pesce. Il problema è dovuto ad un’interpretazione assurda dei limiti, basterebbe adeguarsi ai parametri europei".

Sindaco, commissario, provinciale, come coniuga il suo impegno politico con la famiglia?
"Quando mi sono sposato mia moglie conosceva bene il mio impegno, certo con il tempo gli impegni sono aumentati e la famiglia si è vista restringere gli spazi, la prima cosa a saltare sarà quella di segretario provinciale".

Catia Spagnolo