Originario di Cento, Ferrara, Adolfo DAgata ha
quarantacinque anni. Laureato in giurisprudenza e come il padre e il nonno svolge il
lavoro di segretario comunale. E sposato, ha un figlio ed è il sindaco uscente di
Brebbia. Si ripresenta ancora per le consultazioni del 13 maggio e la sua lista si chiama
"Brebbia, nuove prospettive 2001". E iscritto a Forza Italia ma della sua
lista dice che " si è svestita dei panni della politica, quella che rappresento è
una lista civica e trasversale allinterno della quale non si fa politica, tanto è
vero che Brughera, lunico rappresentante della sinistra a Brebbia vi fa parte, ci
siamo fatti questa promessa per sviluppare il paese senza scontrarci su questioni
ideologiche" Lalleanza con la lega Nord non è stata cercata?
"Da parte nostra no, forse dai coordinamenti provinciale, ma era impensabile
fare unalleanza con una forza per la quale la polemica in questi quattro anni di
opposizione è stata una costante. E anche una questione personale, io non stimo i
rappresentanti della Lega perché hanno gettato troppo fango sui nostri nomi ed anche in
futuro non ci sarà possibilità di dialogo, anche i toni scorretti utilizzati in questa
campagna elettorale".
Ci sono stati cambiamenti nella sua formazione?
"Cè stato un rinnovamento, della passata amministrazione rimangono i
due terzi, mentre il resto sono nuovi, soprattutto giovani, sui quali confido molto".
E vero che cè stata una spaccatura nel suo gruppo?
"Assolutamente no, infatti nessuno dei miei ex consiglieri si è presentato
con altre liste"
I punti principali del suo programma
"Come nelle passate consultazioni, molti progetti in cantiere non erano in
programma, alcune cose si valutano nel tempo e seconda delle opportunità che si
presentano, lidea rimane la stessa, Brebbia non può rimanere immobile e deve avere
ambizioni e puntare al prestigio, attraverso la collaborazione pubblico-privato, questa è
la tendenza che si deve seguire laddove la burocrazia impone tempi lunghissimi per
realizzare i progetti, lunica arma per uscire dallimmobilismo è quella di
affidare settori del pubblico alla gestione privata".
Catia Spagnolo