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Speciale
elezioni -
Varese - Intervista con Angelo
Zappoli, candidato sindaco di Rifondazione Comunista |
«L'arretramento
del Polo farà rivivere Varese»
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La campagna
elettorale entra nel vivo delle ultime giornate e si infittiscono
gli appuntamenti. Con Angelo Zappoli, candidato di Rifondazione
comunista a Palazzo Estense, da anni impegnato sul fronte sociale
e all’interno dei nuovi movimenti, partiamo proprio dall’andamento
politico di questi giorni in attesa del voto.
Come sta andando la campagna elettorale?
«Bene! C’è interesse verso di noi e soprattutto comprensione
per le scelte fatte. Nessuno ci ha contestato questo correre da
soli, anzi spesso ci si riconosce la capacità di discutere sui
temi caldi della città. Buona parte dei merito vanno ai nostri
due consiglieri comunali uscenti che in questi cinque anni hanno
fatto un lavoro egregio. In generale il clima è buono, mi pare
cghe nessuno viva questa campagna elettorale come inutile perché
il risultato è già certo».
Lei, alcune settimane fa, poneva l’accento sui contenuti. Se
ne sta parlando?
«Direi di si. Certo non sempre, ma l’incedere di alcuni
soggetti sociali ha messo sul tappeto questioni rilevanti come la
casa, l’assistenza, l’ambiente. Questo in diverse occasioni ha
permesso di discutere di contenuti e non solo di formule
politiche. Per contro non giudico positivamente il proliferare di
appelli generici di tipo etico perché sono troppo vaghi».
Quali sono gli elementi più positivi e più negativi di questa
campagna elettorale?
«Negativi la totale personalizzazione della politica e l’assenza
dei giovani. Positivi la grossa occasione di incontro e
discussione con la città».
Come è stata la partecipazione?
«Dipende dai momenti e dalle occasioni. In alcuni casi direi
eccellente. Penso a belforte, al teatro con la sida o all’incontro
con il social forum. Credo che là dove si costruiscono occasioni
vere di confronto i cittadini partecipino».
Quali sono i temi più importanti per Varese?
«Al primo posto senza dubbio le questioni sociali come la casa, i
servizi e l’ambiente. Poi il tema dell’immigrazione su cui
bisogna fare dei grossi passi avanti e da ultimo occorre dare un
colpo di spugna a un modo di gestire le istituzioni fatto solo di
neutralità e burocrazia. Le scelte non sono tecniche, ma
politiche».
A tal proposito cosa farebbe per prima cosa se diventasse
sindaco?
«Un censimento delle case sfitte penalizzando chi non le affitta.
Poi un restringimento dell’uso dell’auto e una valorizzazione
del mezzo pubblico. Da ultimo una modifica del regolamento
comunale per poter introdurre il consigliere aggiunto di
provenienza extracomunitaria. Tutte cose come si vede che non
richiedono chissà che intervento di bilancio».
Si vive bene a Varese?
«Dipende dal reddito. A parte quello direi di si, ma sempre meno
per merito di chi amministra. Siamo in un’area geografica bella.
Certo esistono ancora fasce sociali che fanno fatica e spesos non
hanno gli aiuti necessari».
Se si andasse al ballottaggio come si comporterebbe?
«Dipende dal risultato. Guardo con timore la possibilità che un
blocco politico ottenga la maggioranza senza che il candidato
sindaco superi il 50%. In quel caso la governabilità sarebbe a
rischio e i giochi politici potrebbero essere pericolosi. Se
invece i numeri saranno diversi sarò disponibile a un’intesa
per dare un governo diverso alla città. Un arretramento del Polo
aprirebbe nuovi spazi di democrazia. Varese non è
ineluttabilmente leghista e questa forza perde da tre competizioni
elettorali».
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