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Speciale elezioni - Varese - Il leader di Rifondazione comunista in piazza del Garibaldino 
Bertinotti: «Eppure il vento soffia ancora»

È devoto alla logica e a San Giorgio Fausto Bertinotti. Parla e incanta con la sua erre arrotata su se stessa il popolo di Rifondazione, accorso (tutto il 5 per cento era lì a sostenerlo) in piazza del Garibaldino. Lui è l’icona resistente di una politica che tende a scomparire. Va dicendo che un altro mondo è possibile e la gente lo ferma, gli chiede autografi e fotografie, gli indirizza come ultima speranza dei laici ex voto, incartati e custoditi con gelosia fino al fatidico incontro. Lui ascolta con pazienza e cortesia. Intanto sul palco si è compiuto il miracolo dell’alchimia politica: accanto al "nobile" del comunismo , c’è Angelo Zappoli, candidato di rifondazione alla poltrona di sindaco, e Stefano Tosi, il candidato diesse alla Provincia, dove Rc affianca l’Ulivo.

Bertinotti usa la logica e nei suoi discorsi non ci si perde. Parte dalla situazione internazionale, dall’arrembaggio della destra e dalla sconfitta della sinistra. Non è sconfortato. Anzi, riesumando una vecchia canzone di Pierangelo Bertoli afferma che «Eppure soffia ancora» il vento della sinistra. «Questo è il momento dove la lotta puo’ dare i suoi frutti. Quanti anni era che non si faceva uno sciopero generale? Una risposta popolare alla negazione dei diritti». Spiega che il disegno della destra in Italia è quello di indurre nella gente un bisogno di sicurezza fasullo, sbandierando lo spauracchio degli extracomunitari. «Provate a pensare che anche qui nella terra della Lega se tutti gli immigrati extracomunitari se ne andassero via di colpo, molte fabbriche chiuderebbero perché non avrebbero più manodopera. Oppure provate a pensare alle migliaia di famiglie che si appoggiano agli assistenti domiciliari provenienti dal sud del mondo, chiamati ad accudire gli anziani italiani. Invisibili e sottopagati, ma convenienti rispetto alle rette esorbitanti degli istituti. Perché non si dice che gli immigrati fanno comodo e che vengono utilizzati dalla destra come strumento di concorrenza sleale contro i lavoratori italiani. Gli imprenditori usano la chiusura come minaccia, tanto poi possono riaprire in qualche parte del mondo dove la manodopera gli costa meno». 
Richiama l'immagine di una Betlemme martoriata e del contrasto che la stessa provoca nell'immaginario collettivo abituato alla dolce natività. Rivendica, accanto al diritto di Israele, il diritto di un «popolo oppresso e la necessità di due stati in Palestina».
(nella foto: il consigliere regionale  Giovanni Martina con Fausto Bertinotti in piazza San Vittore)

Parla ai giovani presenti. Sembra stupito da tanta presenza. «Per anni vi hanno fatto credere che la flessibilità fosse la nuova condizione del lavoratore moderno. La flessibilità spazza via i diritti e crea incertezza nel futuro, malessere, paura. Non si puo’ pensare che un giovane e non solo anche i quarantenni di oggi possano vivere senza un minimo di garanzia nel lavoro». 
Come San Giorgio Bertinotti guarda in faccia al drago e per sconfiggerlo si arma dell’ironia. «Jospin è un vero signore, ha perso e si è dimesso, a differenza dei politici italiani che invece rimangono sempre in sella. Silvio Berlusconi è da bocciare in storia e in geografia. Parla la lingua del liberismo sfrenato degli anni ’80, quello della Thatcher di Reagan, quando l’Europa va da tutt’altra parte. Parla come se fosse in Inghilterra o negli Usa dimenticando che si trova in Italia».
(sopra: Angelo Zappoli, candidato alla poltrona di sindaco per Rc)

 Michele Mancino
michele@varesenews.it