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Varese - Intervista al candidato sindaco Alessandro Alfieri 
È appoggiato da tutto il centrosinistra e dall’Italia dei valori
«A Varese si vive bene, ma ci vuole maggiore sensibilità»
"Il futuro ha 30 anni". Uno slogan semplice e immediato per Alessandro Alfieri. Varesino, con una forte passione per il basket e la politica. È stato via dalla sua città per quattro anni. In vista delle elezioni comunali ha accettato di candidarsi per il centrosinistra.
Come sta andando la campagna elettorale?
«Bene. Ho incontrato tanti cittadini, associazioni, gruppi. Partivo da un dato di popolarità basso. In queste settimane ho conquistato le simpatie dell’elettorato del centrosinistra. Ora sto provando a catturare parte dei voti moderati del centrodestra delusi da tante promesse non mantenute. Non è vero che la gente si disinteressa allla politica, soprattutto alle comunali i temi sono sentiti».

Quali sono i temi caldi della città?

«Al primo posto sicuramente la mobilità e il traffico. Occorre dire dei no chiari come nel caso della bretella Gasparotto/Borri o delle pseudo piste ciclabili di viale Belforte e Aguggiari. Occorre invece lavorare per definire un vero piano urbano della mobilità che preveda un piano del traffico e uno dei parcheggi. Basta improvvisazione.
Il secondo punto è quello della casa. In questi ultimi dieci anni non è stato fatto nulla per l’edilizia popolare. Vogliamo fare interventi di microrealizzazione di alloggi e un recupero delle aree dismesse.
Da ultimo siamo per una valorizzazione dei quartieri».

A Varese si vive bene?

«Si. La nostra è una città tranquilla e sicura. Per questo non vedo proprio il bisogno di installare delle telecamere. La qualità della vita peggiora, ma c’è di più la città sembra poco attenta ad alcune questioni importanti. Spende poco in cultura e tempo libero. L’altro aspetto è quello della poca sensibilità e attenzione alle istanze dei cittadini. Altrimenti come si spiega il proliferare di comitati spontanei»?

Quali sono i primi punti del suo programma qualora fosse eletto sindaco?

«Partirei da alcune questioni di fondo. Credo che Varese abbia tre vocazioni precise. Vorrei lavorare per una città universitaria che garantirebbe un reale sviluppo del territorio. Il secondo punto è la vocazione culturale e da ultimo quella del turismo e congressuale. In questo proposito istituiremo un’agenzia di marketing territoriale che valorizzi le risorse che già esistono».

Se si andasse al ballottaggio come si comporterebbe?
«Lavoriamo per raggiungere questo obiettivo. È a portata di mano, un traguardo ormai vicino. In caso positivo dobbiamo ricompattare tutto il centrosinistra e il voto di quanti si oppongono alla politica leghista di questi dieci anni di amministrazione»