Alle
10,30 precise, come da programma Raimondo Fassa ringrazia i
partecipanti e con il raccontar forbito illustra il programma del
suo Governo. Non presenta solo i "suoi" candidati per
Palazzo Estense e per le circoscrizioni, ma anche la prima squadra
per formare la Giunta. Lui stesso, Piergianni Bianchieri, Alberto
Speroni, Mirella Baratelli e Alberto Paci avranno un ruolo guida
se gli elettori daranno fiducia alla sua lista. Non si parla di
assessorati in modo tradizionale, ma di aree omogenee. Queste
sarebbero cinque: Bilancio e attività produttive, ambiente e
lavori pubblici, programmazione territoriale, cultura e rapporti
con l'Università, servizi educativi, sociali e politiche
giovanili, e per finire, urbanistica, paesaggio e
infrastrutture.
Il programma si articola in sei punti. Il primo funge da premessa
ede è quello di considerare la'mministrazione della città come
una vera azione politica. Il secondo riprende l'idea del piano
strategico, ma non come semplice raccolta di materiali, ma come
strumento per darsi delle linee guida e poi saperle indicare anche
agli altri. Il terzo riguarda proprio il ruolo di Varese come
città capoluogo. «Agli elettori va detto a chiare lettere che
esiste un accordo tra Lega e Polo per spostare tutti gli interessi
verso il sud della provincia, al limite fondandone anche un'altra
che poggi sull'area della grande Malpensa. Varese diverrebbe così
un bel dormitorio per ricchi». Il quarto punto è la
valorizzazione delle castellanze attraverso puntuali interventi.
Il quinto punto riguarda la politica delle piccole cose, quelle
che sembrano banali, ma che poi non si fanno mai e fanno vivere
male il cittadino. E per finire una politica di bilancio
trasparente che indichi già ai cittadini quali saranno le scelte
fiscali dell'amministrazione, dove si andrà a reperire i fondi
per la vita del Comune. «La situazione attuale di bilancio è
drammatica e ridurre già il numero di assessori vorrebbe
dire un risparmio consistente».
Fassa ha poi controbattuto alle accuse rivoltegli alla kermesse di
Forza Italia. «Ma da quale pulpito vengono certe prediche. Quelli
sono partiti infarciti di ex, democristiani o socialisti che
siano. Certo io ho fatto del confronto una mia strategia e perciò
ho avuto rapporti con molti interlocutori, ma poi ho scelto io con
chi stare. Nel 1997 avrei potuto ricandidarmi, ma per non tradire
la Lega lasciai in buon ordine. Anche nel '99 alla scadenza del
Parlamento Europeo potevo correre e non lo feci. Certo questo
suona strano a chi interpreta la politica come una questione di
potere. Loro devono vederci per forza qualcosa dietro, ma è solo
un fatto di scelte. Questi partiti non hanno paura di Fassa, ma
degli elettori che finalmente hanno una nuova speranza di
cambiamento. Hanno paura quindi di essere abbandonati per chi
davvero ama le sorti della città».
L'ex sindaco è apparso in piena forma e pronto a dar battaglia.
Sa bene di quanto la competizione sia in salita, ma è fiducioso
di andare al ballottaggio con Fumagalli e di giocarsi lì le carte
per tornare a sedere sulla prima poltrona di Palazzo Estense
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